cm 38 x 26
Seconda metà del XVI secolo, scuola spagnola
Nascita della Vergine
Olio su tavola, cm 38 x 26
A partire dal medioevo, in tutto l’occidente cristiano si diffuse a macchia d’olio la pratica della rappresentazione degli episodi salienti della Vita della Vergine: questi risultano essere tratti dai Vangeli canonici e, nella maggioranza dei casi, dai cosiddetti Vangeli apocrifi. Tra le principali fonti per la ricostruzione della vita della Madonna vi è certamente la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, testo redatto attorno al 1200 che risulta una fonte fondamentale per l’iconografia dei dipinti di soggetto mariano tra Basso medioevo e Rinascimento. Secondo ciò che narra Jacopo da Varazze nella Legenda Aurea, Anna e Gioacchino, genitori di Maria, dopo molti anni di matrimonio non riuscivano a concepire figli. Visto che la concezione di Maria fu immacolata, cioè priva della lussuria del peccato originale, il tutto accadde con un semplice abbraccio della coppia, sotto la Porta d’Oro, a Gerusalemme. Secondo la suddetta leggenda, fu esattamente in quel modo che Sant’Anna rimase incinta e nove mesi dopo diede alla luce la Vergine Maria.
La Natività della Beata Vergine Maria veniva rappresentata nella maggior parte delle opere pittoriche eseguite tra Medioevo e Rinascimento – tra cui si ricordano i capolavori di Gaudenzio Ferrari e Filippo Lippi – come una scena ambientata in lussuosi interni borghesi, come in questo caso. Sant’Anna, madre della Vergine, è rappresentata come mollemente distesa su un letto dalla struttura lignea: la donna osserva dolcemente la figlia che viene lavata ed accudita da una schiera di balie e nutrici e da due piccoli angioletti, che porgono un telo per asciugare il corpicino della neonata.
Le fattezze scultoree delle figure, le tinte cupe degli sfondi e gli spiccati contrasti chiaroscurali figurano tra le caratteristiche chiave della pittura del Rinascimento spagnolo. Inoltre, è interessante ricordare come in Spagna, il tema del parto di Sant’Anna fosse spesso interpretato dagli artisti negli sfarzosi retabli che adornavano gli altari di cattedrali e conventi.
L’oggetto è in buono stato di conservazione
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