Scuola Veneziana del XVIII secolo
Scena Mitologica con Bacco e Giunone
Olio su tela, cm 33,3 × 20 – Con cornice, cm 40 x 27
In questa tela dal tema mitologico sono raffigurati il dio Bacco e la dea Giunone. Bacco è qui raffigurato come un giovane virile e muscoloso la cui testa è adornata dalla corona di tralci di vite ed edera, classici emblemi del dio del Vino. Giunone sensualmente adagiata su un cumolo di candide nuvole è accompagnata dal pavone (simbolo di e suo tradizionale attributo) e da un piccolo pitto alato. Giunone è la moglie di Giove è spesso considerata una dea gelosa, ostinata e litigiosa, spesso si infuria con il marito per i continui tradimenti e inevitabilmente perseguita i figli e le amanti del Dio. È ciò che successe alla madre di Bacco, Semele, ingannata da Giunone chiede a Giove di mostrarsi in tutta la sua potenza per poi venire incenerita.
L’opera, per rimandi stilistici e compostivi, può essere attribuita alla mano di un artista appartenente alla scuola Veneziana del XVIII secolo. In particolare, per l’impostazione stilistica e coloristica, si individua la mano di un pittore a conoscenza delle opere di Gianbattista Tiepolo ( Venezia, 5 marzo 1696 – Madrid, 27 marzo 1770) e del pittore di origine veronese Felice Torelli (Verona, 9 settembre 1667 – Bologna, 11 giugno 1748). Gianbattista Tiepolo divenne uni degli artisti più ricercati e famosi del Settecento Italiano. Nato a Venezia si forma nella bottega di Gregorio Lazzarini entrando della Fraglia dei pittori veneziani nel 1707. Numerosissime sono le opere eseguite nella sua lunga carriera, eseguendo sia tele che affreschi sia di soggetto storico che mitologico e anche raffigurazioni religiose. Famosissimi sono i suoi soffitti, macchine teatrali fatte di puro colore e di luci realizzate grazie all’aiuto del collega e amico Girolamo Mengozzi detto il Colonna che si occupa delle quadrature (affreschi del Palazzo patriarcale di Udine, Palazzo Clerici a Milano).
Nel dipinto preso in esame l’intonazione generale ricorda le opere del Tiepolo. Le due figure impostate su una diagonale sono realizzate con tocchi di colore stesi in modo rapido, quasi a macchia mentre la luce che colpisce le figure aumenta la teatralità della scena. Anche la gamma cromatica, impostata sui toni freddi e neutri dell’azzurro e scaldati da tocchi di rossi fiammanti ricordano l’arte del grande maestro, ammirato ed emulato da moltissimi artisti di quella generazione e non solo.
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