Scuola veneta, XVII secolo
Adorazione dei Pastori
Olio su tela, cm 90,5 x 126
L’opera in esame, un olio su tela raffigurante un’Adorazione dei Pastori, può essere riferita per qualità stilistiche e iconografiche alla mano di un artista veneto del XVII secolo, gravitante probabilmente intorno alla figura di Antonio Vassilacchi (1557 – 1629), considerato uno dei pittori più importanti e innovativi del periodo manierista.
Malgrado le fonti raccontino la nascita nell’isola greca di Milos, la recente scoperta di un documento in Archivio di Stato a Venezia, in cui il pittore stesso testimonia la sua nascita a Venezia, indica che egli nacque e crebbe nel sestiere di Castello. I genitori, viste le sue spiccate tendenze artistiche, lo mandarono a bottega a sedici anni dal Veronese, dove divenne ben presto suo pupillo e collaborò con lui per una serie di affreschi nel palazzo vescovile di Treviso, poi nella chiesa di Sant’Agata a Padova, a Montecchia di Crosara e in varie chiese a Venezia. Ebbe la sua grande occasione quando un incendio, nel dicembre 1577 distrusse il Palazzo Ducale a Venezia, e lui fu uno dei pittori incaricati di eseguire degli affreschi nel palazzo ricostruito: le sue opere nel Palazzo Ducale, probabilmente superano quelle di qualsiasi altro singolo artista, in quanto egli dipinse in tutte le principali sale del Palazzo, come la Sala del Maggior Consiglio, la Sala dello Scrutinio, la Sala del Senato, la Sala del Consiglio dei Dieci e la Sala della Bussola.
Nel 1584 divenne membro della Fraglia dei pittori veneziani, e fu lì che gli venne affibbiato il soprannome di Aliense, dal latino alienus, straniero, perché non era né veneziano, né italiano.
I lavori di Vassilacchi si caratterizzano per un’estrema originalità, fantasia e virtuosismo tecnico. Maestro di colore, composizione e scorcio, i suoi dipinti sono ricchi di movimento ed emozione, dimostrando di aver pienamente appreso la lezione dei Bassano: si vedano l’uso calcolato della luce, attraverso la quale l’artista ricrea un senso di profondità e atmosfera; l’importanza data al paesaggio, mai semplice fondale ma parte integrante della composizione; l’attenzione mostrata per la vita quotidiana e per le persone umili, rese con umanità e realismo. L’opera risente anche delle influenze del Veronese, per ciò che concerne le cromie, soprattutto i blu molto intensi e i rosi illuminati di biacca.
L’opera di Vassilacchi fu molto influente a suo tempo, continuando oggi ad essere ammirata dagli amanti dell’arte di oggi. La tela mostra un vero e proprio corteo di personaggi tra pastori, paesani e angeli radunati intorno alla Sacra Famiglia; al di sopra l’artista raffigura quattro putti alati emergere da una nube dorata recanti un cartiglio recitante “GLORIA IN EXCELSIS DEO ET INTERREPAX”, prima parte dell’inno cristiano, che in italiano significa “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”, cantato tradizionalmente durante la Messa cattolica.
L’oggetto è in buono stato di conservazione
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