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Epoca

1500

Misure

30x35 cm

Descrizione

Scuola Veneta del XVI secolo

Maddalena nel deserto

Olio su tavola, cm 30 x 35

Con cornice, cm 48 x 53

 

Le radici della leggenda della Maddalena nel deserto affondano nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, un’opera del XIII secolo che raccoglie le vite dei santi. In questa narrazione, la Maddalena, dopo la resurrezione di Cristo, si ritira nel deserto della Provenza, dove conduce una vita di penitenza, digiuno e preghiera. L’immagine della donna che si isola dal mondo per purificare l’anima cattura l’immaginario collettivo e diventa un potente archetipo religioso. La presente raffigurazione, probabilmente parte in origine di una composizione più grande, raffigura un momento di profonda riflessione e preghiera della santa. Con la testa abbandonata su una mano sembra persa nei suoi pensieri e riflessioni spesso legate alla morte e resurrezione, alla caducità della vita e inutilità dei beni terreni.  A fianco, in un paesaggio che già dalle poche connotazioni si può riconoscere come desertico, che diventa il luogo simbolo della solitudine, della prova e della purificazione, si vede la croce, prima testimonianza della sua devozione cristiana.

L’arte veneta del Cinquecento, con i suoi maestri come Tiziano, Tintoretto e Veronese, ha offerto una rivisitazione particolarmente ricca e complessa dell’iconografia della Maddalena penitente nel deserto. In questo contesto, la figura della Maddalena si trasforma da semplice allegoria del pentimento a un soggetto di grande fascino e complessità, che riflette le trasformazioni culturali e artistiche del periodo.

Tiziano è uno dei maggiori interpreti della figura della Maddalena. Nelle sue opere, la santa non è più solo un simbolo di penitenza, ma diventa una figura sensuale e affascinante.

Tintoretto, con il suo stile dinamico e drammatico, offre una rappresentazione della Maddalena più inquieta e tormentata. Le sue figure sono spesso immerse in una luce intensa e contrastata, che sottolinea la loro interiorità e le loro emozioni

La presente, chiaramente influenzata dagli esempi dei sue più grandi maestri del Cinquecento veneziano, sembra anche guardare all’arte di Francesco Montemezzano (Verona, 1555 – 1600), e al suo linguaggio più incisivo e tormentato.

 

 

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