Impero indiano (1858-1947)
24×8×7 cm
I “coolie” erano operai indiani impiegati nei lavori più umili e pesanti. Solitamente il loro impiego durava molte ore in un giorno e venivano pagati pochissimo (o saltuariamente), venendo spesso trattati in modo scorretto ed ingiusto.
Sembra che l’etimo della parola provenga dal termine indostano qulī che a sua volta potrebbe trarre origine dal termine impiegato in epoca Mughal per schiavo (o come nome generico per sudditi imperiali indipendentemente dal loro status sociale).
La rappresentazione è carica di sentimento. L’artista che ha realizzato l’opera ha colto in pieno l’espressione rassegnata di quest’uomo costretto a subire la prevaricazione di una condizione sociale a lui avversa. Il coolie è raffigurato con un bastone e con una coperta che da sopra il turbante gli scivola sul dietro coprendogli le spalle. Sulla fronte è presente l’emblema del suo ordine religioso. Nonostante i coolies fossero considerati servi e non come individui, la rassegnazione del loro status era tollerata in quanto frutto delle azioni compiute nel corso delle vite precedenti. Accettare con rassegnazione il Karma e assecondare il volere degli dei poteva garantire un’esistenza futura più lieve e meno sofferente.
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