Cinquecento
cm 173 x 55
Zenone Veronese (o Zeno da Verona)
(Verona, 1484 – Salò (Bs) post 1542-ante 1554)
San Sebastiano e San Cristoforo
Olii su tele centinate
Il presente pendant di opere è stato dichiarato di interesse storico ed artistico particolarmente importante dal Ministero per i Beni Culturali, Soprintendenza di Verona (decreto del 22 gennaio 2022).
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Nella approfondita relazione storico-artistica redatta dal Ministero, in seguito all’attenta analisi materiale e stilistica svolta ed agli ulteriori approfondimenti specifici, i due dipinti proposti, raffiguranti San Sebastiano e San Cristoforo, vengono assegnati a Zenone Veronese (Verona, 1484 – Salò di Brescia, post 1542/ante1554).
I due quadri in esame, raffiguranti San Sebastiano e San Cristoforo, sono dipinti su tela spinata, un supporto tessile peculiare della pittura di ambito veneto. La forma centinata permette di ipotizzare con certezza la collocazione in un edificio religioso e che fossero in origine i pannelli laterali di un polittico, verosimilmente una cornice lignea (perduta), che recava al centro l’effigie di un santo o della Madonna che poteva essere dipinto o scolpito. Una variante più tarda e aggiornata del trittico di Cavriana (1512) e cronologicamente molto vicina a quello, commissionato dall’ordine dei Francescani, raffigurante Il Padre Eterno tra due angeli con i santi Giuseppe e Francesco d’Assisi (Salò, S. Bernardino, già nell’oratorio di S. Anna alle Rive) (Amaturo, Marelli, Ventura 1994, pp. 55-57, 108- 102, nn. 1, 21). Si conoscono infatti, a tutt’oggi, solo questi due polittici realizzati da Zenone Veronese nell’ambito della sua produzione artistica.
Considerati la postura dei corpi, il paesaggio, il gioco della luce e l’orientamento degli sguardi San Sebastiano era collocato a sinistra e San Cristoforo, che si volge verso l’esterno della tela, a destra, nel tipico atto di coinvolgere il devoto astante ad congiungersi e partecipare alla scena sacra.
L’analisi stilistica e il confronto con opere di sicura datazione lascia ipotizzare che i due quadri siano riconducibili alla maturità dell’artista e databili tra la fine del quarto e i primi anni del quinto decennio. La resa anatomica del nudo di San Sebastiano è simile a quella delle figure nella Discesa al Limbo (Salò, Duomo) del 1537, mentre il volto di San Cristoforo sembra ricalcato su quello di San Rocco (Barghe, S. Rocco) del quale riecheggia anche la maestosa figura abbigliata con una tunica corta e un ampio mantello.
I Santi sono entrambi immersi in un paesaggio naturale, le quinte arboree e i rilievi montuosi che in lontananza diventano azzurri sotto il cielo solcato da lunghe striature luminose: è una struttura compositiva adottata da Zenone anche nelle due grandi pale del Duomo di Desenzano (1541) e l’affinità è ancora più evidente grazie al confronto con la tela raffigurante La Madonna con il Bambino e i santi Cristoforo, Zeno, Antonio abate e Sebastiano di Padenghe (1542).
Malgrado l’assenza di documenti relativi alla provenienza dei due dipinti in esame occorre ricordare che Simeoni nel 1878 segnalava nella nuova parrocchiale di Bardolino, sulla riva veronese del lago di Garda, “due buoni dipinti del Zanon di Verona” (Simeoni 1878, p. 146). Lo studioso indicava erroneamente la dedicazione della chiesa, di cui si doveva ancora costruire la facciata, a S. Sebastiano, ma si tratta con certezza della nuova parrocchiale dedicata ai SS. Nicolò e Severo edificata sul sito della vecchia chiesa dedicata a S. Nicolò. Le due tele in oggetto potrebbero riconoscersi, in via ipotetica, in quelle citate da Simoni, verosimilmente provenienti dall’antico edificio preesistente.
Ciò premesso si ritiene che per i due dipinti raffiguranti San Sebastiano e San Cristoforo, di buona qualità esecutiva, testimonianza di un polittico smembrato e perduto di Zenone Veronese e per le ragioni sopra espresse, rivestano eccezionale interesse culturale ai sensi dell’art. 10, comma 3, lettera e) del D. Lgs. 42/2004 e s.m.i.
In generale buono stato. Presenti ritocchi sparsi. Le tele sono rifoderate.
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