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Epoca

XVIII secolo

Misure

80x170

Descrizione

Pseudo-Vitali (Attivo a Bologna nella prima metà del XVIII secolo)

Coppie di Nature Vive con gallinacei, pecore, cesto di vimini

Olio su tela, cm 80 x 170

Con cornice, cm 95 x 185

Scheda Critica prof. Alberto Crispo

 

Bibliografia: R. Roli, Pittura bolognese 1650-1800. Dal Cignani ai Gandolfi, Bologna

A. Cicatelli, scheda in Arte e Pietà. I patrimoni culturali delle Opere Pie, catalogo della mostra, Bologna 1980, p. 208. 1977

M. Danieli, Per la natura morta a Bologna. Due aggiunte allo ‘pseudo-Vitali’

 

 

 

Le due composizioni di medesime dimensioni di formato orizzontale sono chiaramente ascrivibili a quel filone di nature morte e vive di tradizione bolognese realizzate per qualche dimora nobiliare. Nella prima è descritto un brano di natura viva in cui candide pecore dal folto manto sono raffigurati insieme a gallinacei vivi e morti all’interno di un arioso paesaggio. Nella seconda tela il papero accompagna dei gallinacei morti e delle ceste di vimini e gabbie per animali.

L’altissima qualità delle due tele ci permette di restituirle al catalogo, ancora tutto da ricostruire, di un raffinatissimo, quanto enigmatico, pittore attivo a Bologna a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo: il così soprannominato Pseudo-Vitali.

Questa personalità è stata individuata relativamente di recente e deve il suo nome ai caratteri bolognesi presenti nelle sue opere e alla stretta relazione con i modi di Candido Vitali (1680 – 1753), abilissimo pittore di nature morte che beneficiò di un successo straordinario.

La vicenda critica che ha portato alla nascita dello pseudo-Vitali inizia nel 1977 quando Renato Roli includeva nel catalogo del pittore Candido Vitali una Natura morta con gallinacei e sporta di fiori ora conservata presso l’Opera Pia dei Poveri Vergognosi. La studiosa Amelia Cicatelli ne rintraccia alcune caratteristiche simili in un’altra tela con Volatili e melone del Museo Dava Bargellini, che differiscono però dalla arte di Candido. E da qui parte il primo nucleo di opere che formano da punto saldo per la redazione del catalogo del nostro artista. In anni successivi studiosi come Daniele Benati e Alberto Crispo hanno ulteriormente ampliato il catalogo del pittore, a cui oggi si vanno ad aggiungere queste due inedite tele.

In più di un’occasione si è tentati di far uscire dall’anonimato questa abile personalità, allo studioso Daniele Benati dobbiamo infatti un suggerimento di una possibile identità con Andrea o Giacomo Monticelli contraddetto soltanto dalla labile ricognizione attuata da Massimo Pulini nel tentativo di sovrapporre alla figura dello Pseudo Vitali quella di Carlo Cittadini (?-1661).

Nelle sue opere è possibile ravvisare un consueto repertorio di animali, fiori, fruiti e verdure dettate da una resa schietta e reale. La notevole capacità dello pseudo-Vitali di strutturare lo spazio in profondità, di integrare la natura morta nel contesto paesaggistico e di armonizzare la vegetazione circostante con la composizione, trae ispirazione dall’influenza del più illustre maestro della natura morta bolognese del XVII secolo, Pier Francesco Cittadini. Si guardino esempi come Ortaggi e frutta della Galleria Estense di Modena oppure il Vaso con strumenti musicali (Galleria Colonna, Roma).

Nonostante questo, l’esclusiva focalizzazione sulle influenze bolognesi non rende pienamente conto della complessità stilistica riscontrabile nelle opere attribuite allo pseudo-Vitali. La marcata concretezza delle sue rappresentazioni suggerisce una profonda cognizione delle correnti artistiche dominanti nell’Emilia occidentale. In particolare, si evidenzia una notevole affinità con la produzione di Felice Boselli, le cui composizioni condividono un simile repertorio di soggetti e un’analoga impostazione formale. Le affinità stilistiche non si limitano a singoli elementi, ma abbracciano l’intera concezione del paesaggio, in cui lo sfondo si apre come una quinta teatrale di alberi rigogliosi avvolge un cielo crepuscolare e cupo. Un’analisi più attenta rivela inoltre legami di committenza con l’opera di Angelo Maria Crivelli, noto come il Crivellone, suggerendo un dialogo artistico e un’influenza reciproca tra i due pittori. Inoltre, a riprovarne la grande abilità tecnica e costruttiva del pittore bisogna sottolineare che lo pseudo Vitali travalica spesso il formato da cavalletto comune a tutti gli altri specialisti bolognesi, compreso lo stesso Candido Vitali.  I quadri di grandi dimensioni che fanno parte del suo catalogo indicano un artista specializzato nella decorazione di grandi ambienti, poiché è ovvio che tele di tali dimensioni non potevano assolvere la funzione di sovrapporta o di complemento d’arredo comune ai dipinti di natura morta.

Non è da escludere che abbia avuto qualche contatto con la committenza parmense, lombarda, o piemontese, che proprio a Boselli e al Crivellone commissionava grandi cicli di tele raffiguranti paesaggi e animali, con cui ornare le proprie residenze suburbane o anche cittadine.

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