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Descrizione

Marco Liberi ( Padova o Venezia 1644 – post 1691)

Allegoria della Verità

Olio su tela, cm 34 x  27

Con cornice, cm 50 x 42

Scheda Critica Prof Massimo Pulini

 

 

 

La tela presenta caratteri di stile che suggeriscono l’origine veneta dell’autore e un’autonomia lessicale che dimostra una felice autonomia dai consueti modelli lagunari, rivelandoci un maestro che possiamo riconoscere in Marco Liberi (Padova o Venezia 1644 – post 1691). Scolaro e aiuto del padre Pietro fu uno dei gli artisti più valenti attivi nel pieno Seicento. La sua formazione pittorica si plasmò grazie allo studio degli antichi maestri che, a sua volta, il padre studiò nei sui viaggi tra Roma, Firenze, Bologna e Venezia, dove si trasferì definitivamente nel 1643 e dove ottenne incarichi di grande prestigio.

Come scrive il Sartori (1983) Marco “potrebbe essere nato verso il 1644, quindi a Venezia, se si presta fede alla nota del «Rollo dei pittori» del 1690, dove è detto «d’anni incirca 46»”. Con certezza il pittore risulta attivo o nel 1665, quando lavora con il padre Pietro all’esecuzione dell’affresco della sacrestia del Santo a Padova. Nel 1688 è a Venezia, dove l’architetto danese Nicodemus Tessin lo incontra e vede diversi suoi quadri presso il mercante Giacomo Savoldello; ma l’artista è in procinto di andare all’estero, anche per questioni amorose, come è confermato da una registrazione della Fraglia dello stesso anno 1688, nella quale e detto «fuora». Nel 1689 è Trento, dove esegue il perduto Ritratto del principe vescovo Giuseppe Vittorio Alberti d’Enno mentre l’anno seguente è di sicuro a Vienna, come documenta il «Rollo dei pittori» veneziani del 5 giugno 1690. Da qui Marco vende ad Antonio Lini, nel luglio del 1691, il palazzo dalle tredici finestre fatto costruire dal padre sul Canal Grande. Nel 1696 è tuttavia nuovamente in patria, dal momento che esegue in tale anno la pala della chiesa dell’Aracoeli di Vicenza. Questa è anche l’ultima data che si conosce prima della morte, probabilmente avvenuta all’estero nel primo quarto del secolo XVIII, dopo il 1710, se è di Marco il tondo raffigurante Venere, Adone e Amore nella serie di dipinti di Carlo Cignani nella collezione Schönborn-Wiesentheid di Pommersfelden, appunto di quell’anno” (Fantelli 2001).

Nella sua carriera realizzò importanti cicli di affreschi ma anche pale d’altare e numerosi dipinti da cavalletto di carattere profano; queste ultime composizioni sono particolarmente rassomiglianti a quella in oggetto e molto ricercate ed apprezzate dai collezionisti contemporanei per la loro tematica elegantemente sensuale ed erotica. Tra le opere più celebri del pittore Il Giove e Mnemosine del Szépmüészeti Mùzeum di Budapes, l’unico dipinto firmato dall’artista. L’aspetto forse più personale e genuino della sua arte affiora però in un gruppo di dipinti conservati a Pommersfelden (collezione Schönborn-Wiesentheid), dove la condotta pittorica si fa più precisa e descrittiva e intrisa di naturalismo.

Il presente dipinto raffigurante l’Allegoria della Verità (che come attesta il Prof. Pulini nel suo studio critico potrebbe essere un bozzetto preparatorio) ben si innesta nel catalogo del pittore veneto. Si prendano ad esempio opere di soggetto mitologico e allegorico come Venere e Cupido del Museo d’Arti di belle Arti di Rio, le Tre Grazie con cupido della National Trust Collection, l’Allegoria della Scultura e Architettura  e la  Venere scaccia cupido conservata nel Castello del Buonconsiglio di Trento.

 

 

 

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