1922-1931.
Larghezza:18 cm., profondità: 11 cm; altezza 17 cm.
Manifattura Focaccia e Melandri (Faenza, 1922-1931), “Scultura portaoggetti a guisa di cigno”. Ceramica policroma a lustro, impreziosita da lumeggiature in oro zecchino. Opera firmata “MF Faenza” accompagnata dal simbolo dell’astore cerchiato sotto la base. Dimensioni: 17×18, altezza 11 cm. Ottimo stato di conservazione.
Nel 1921 Pietro Melandri, dopo l’esperienza con Paolo Zoli nella manifattura ceramica “Faience” di Faenza, conosce l’industriale ravennate Umberto Focaccia e l’anno successivo acquistano i laboratori della ex fabbrica “Minardi”, dove insieme fondano la manifattura di ceramiche artistiche “Melandri-Focaccia”.
Presentano le loro creazioni alle Biennali di Monza del 1923 e del 1925.
A partire dal 1923 la manifattura mantiene continui rapporti con l’architetto Giò Ponti, all’epoca direttore artistico della “Richard-Ginori”.
Sempre nel 1925 la ditta è presente all’Expo des Arts Decoratives di Parigi.
A partire dalla metà degli anni Venti collabora con la manifattura, come designer, l’architetto Giovanni Guerrini.
Nel 1930 la ditta, la cui produzione ha ormai preso un sapore decisamente dèco, partecipa alla Triennale di Arti Decorative di Monza riscuotendo un grande successo di critica e pubblico e dallo stesso anno la collaborazione con Ponti si intensifica e si traduce in una serie di commissioni per la realizzazione di elementi di arredo.
Nel 1931, a causa delle difficoltà finanziare Focaccia è costretto a vendere lo stabile della fabbrica di ceramica e a sciolgliere la società.
Nel 1932 Melandri dopo aver tentato inutilmente di convincere l’acquirente dello stabile, Luigi Marabini, a mantenere attiva la manifattura ceramica ottiene dal nuovo proprietario l’usufrutto di alcuni locali dove istalla il suo studio d’arte.
I pezzi della manifattura sono generalmente marcati con un astore racchiuso dentro un cerchio ai cui lati compaiono le iniziali M e F e la scritta Faenza.
Negli anni collaborano con la manifattura alcuni tra i maggiori ceramisti dell’epoca, come Angelo Ungania, Francesco Nonni, Domenico Baccarini, Arturo Martini ed Enrico Mazzolani.
Si garantisce l’autenticità dell’opera e la sua lecita provenienza con certificazione a norma di legge.
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