cm 163 x 111
Lodovico Lana (Codigoro, 1597 – Modena, 1646)
Ritratto di Carlo II Gonzaga Nevers
Olio su tela, cm 163 x 111
Proveniente dalla Villa Strozzi-Gonzaga di Palidano (MN)
Lodovico Lana nacque nel 1597, probabilmente a Ferrara o nel Ferrarese. Per il canonico Baruffaldi, primo biografo ad occuparsi direttamente della figura dell’artista, la sua famiglia, originaria di Brescia, si era in un primo tempo stabilita a Codigoro e successivamente a Ferrara. Proprio per la chiesa parrocchiale di Codigoro Lana realizzò le sue prime opere pittoriche di “competente grandezza”: venti quadri ovali, posti negli stalli del coro, rappresentanti il Salvatore, gli Apostoli, i Dottori della Chiesa e un S. Martino, andati dispersi dopo il 1917, quando si riedificò la chiesa. Le fonti menzionano un presunto apprendistato di Lana presso lo Scarsellino, informazione di fatto non smentita da alcune delle sue prime opere pervenuteci, dipinte dopo il suo arrivo a Modena intorno al 1619-20, in significativa connessione con la morte dello Scarsellino avvenuta nel 1620. Nelle opere della stagione modenese dell’artista, tra cui ricordiamo le Storie di s. Ignazio di Loyola e s. Francesco Saverio (Modena, chiesa di S. Bartolomeo), il Domine quo vadis? (Modena, Museo civico) e il Paesaggio fluviale con bagnanti (Bologna, collezione Lauro) i modi dell’artista tradiscono fortemente la provenienza ferrarese con rimandi a Dosso Dossi, Carlo Bononi e soprattutto proprio allo Scarsellino nella costruzione dell’immagine attraverso forti risalti cromatici delle masse che si stagliano su sfondi illuminati da improvvisi bagliori temporaleschi. Tra le principali fonti di ispirazione dell’artista, oltre ai grandi ferraresi, vi è certamente Guercino, le cui opere condizionano non solo la produzione di carattere religioso ma anche la ritrattistica del pittore ferrarese: tra le opere di maggior pregio per quanto concerne la produzione ritrattistica di Lana vi è il Ritratto della duchessa Isabella di Savoia, commissionato dal marito, il duca Alfonso III d’Este per commemorare la dipartita dell’amata consorte. Altri ritratti celebri ascritti al pennello dell’artista sono quello di Fulvio Testi, conservato alla Galleria Estense di Modena, e quello di una dama della corte estense, forse la duchessa Maria Farnese, moglie di Francesco I, che fa parte della collezione Malvezzi nel comune di Dozza. Un ritratto particolarmente interessante è quello del liutista Girolamo Valeriani, già facente parte della collezione Rocchi a Roma (Benati D., Peruzzi L., L’amorevole maniera. Ludovico Lana e la pittura emiliana del primo Seicento, 2003, pp. 64-65): il dipinto in questione venne scelto per una mostra romana del 1911 sul ritratto italiano, attribuendolo al Caravaggio, ma la scritta con l’indicazione del duca di Modena permise allo studioso d’arte tedesco Herman Voss, che contestava questa attribuzione, di risalire a Lodovico Lana. Questo fatto contribuì a riprendere gli studi e le valutazioni dell’opera del Lana che, molto noto in vita, era stato poi dimenticato dai critici e storici d’arte.
Il ritrattato è Carlo II Gonzaga Never, figlio di Carlo Gonzaga Nevers e di Maria Gonzaga e duca di Mantova a partire dal 1637. Il ramo francese della famiglia Gonzaga, quello dei Gonzaga Never, governa sul ducato di Mantova sin dal 1627, anno della morte dell’ultimo duca del ramo primigenio della famiglia Gonzaga, Vincenzo II. Le origini francesi del ramo Gonzaga Never appaiono percepibili anche attraverso l’osservazione del vestiario della famiglia del giovane duca, fedele ai dettami dello stile Luigi XIII.
L’oggetto è in buono stato di conservazione
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