XVII secolo
cm 95 x 134 - Con cornice cm 122 x 160
Dirk Helmbreker (Haarlem, 1633 – Roma, 1699), attr.
Scena di interno
La scena conviviale esaminata è da riferire alla mano di Theodor Helmbreker (1633- 1696), artista olandese lungamente attivo in Italia, tra gli esponenti di maggior successo del mondo romano dei cosiddetti “bamboccianti”. Fin dal suo arrivo nell’Urbe, nel 1654, l’artista incontrò un grande successo, come attestano le fonti e, soprattutto, la lunga biografia che gli dedica il Baldinucci. Lavorò, oltre che a Roma, anche a Napoli e a Venezia, dove soggiornò per un certo periodo. Helmbreker creò composizioni complesse con differenti scene aneddotiche e figure. Enfatizzando temi non impegnativi, si dedicò spesso anche a scene religiose su sfondi costituiti da paesaggi con rovine di edifici romani, evidenziando in questo modo la fine della distinzione tra pittura paesaggistica e di genere, fondendo stile fiammingo e stile italiano, di origine dalla conoscenza degli esempi di Pieter van Laer, Jan Miel e Michelangelo Cerquozzi. La scena si svolge in un interno i cui particolari, descritti in maniera sommaria, riconducono all’ambiente di un’osteria: tutta l’attenzione è rivolta alle figure ed ai gesti dei personaggi resi con una pennellata sciolta e duttile. Caratteristica pregnante di Helmbreker è quella di focalizzarsi su scene in grado di fornire pretesti per gesta teatrali, dal tono scherzoso e dal carattere goliardico. È così che il dipinto si distingue principalmente per i due personaggi grotteschi che entrano in scena dalla porta. La loro rappresentazione è caricaturale nella posa, nella mimica facciale ed anche nei tratti che li caratterizzano: un paio di occhiali – rari nelle figurazioni di questo genere – e strumenti da grigliatura nelle mani.
Sono da evidenziare i diversi elementi iconografici ricorrenti nella produzione pittorica di Helmbreker: i due cani in primo piano e la scena con i bambini intenti a giocare, soggetti protagonisti della produzione pittorica di Antonio Amorosi certamente noti ad Helmbreker. L’impianto figurativo del dipinto è altresì riconducibile alla maniera del maestro fiammingo: i soggetti occupano tutta la scena seguendo un andamento diagonale che conduce l’attenzione dell’osservatore direttamente verso la porta e quindi verso la scena dal tono scherzoso, centro focale della rappresentazione. Il dipinto si struttura in quattro diverse scene, distinte nelle azioni compiute dai soggetti ma al contempo connesse da un aspetto principale: lo stupore dovuto all’entrata nell’osteria dei due stravaganti personaggi. Ogni gruppo, a partire dalle donne che cucinano, agli uomini intenti a bere e cibarsi al tavolo e ai due bambini che giocano, contiene almeno un soggetto il cui sguardo è stato catturato dall’arrivo dei due uomini, accolti con gesto istrionico dal bevitore seduto al tavolo. All’Helmbreker è riconducibile anche la cromia giocata sulle basse tonalità che vanno dal nero ai toni dei bruni e delle terre, accendendosi in improvvise fiammate di rosso che caricano di luce il dipinto inducendo un’atmosfera di caldo tepore invernale, fino alle tonalità dei verdi e dei blu degli abiti.
La provenienza dell’opera da una collezione privata parigina è un ulteriore elemento a comprova dell’attribuzione, in quanto la presenza di Helmbreker è registrata per un periodo di tre anni nella suddetta zona. Nel 1678, infatti, il pittore si trasferì a Parigi, dove lavorò con Frederik de Moucheron. Ritornato in Italia, ebbe commissioni a Torino, Firenze e Roma, dove risiedette fino alla sua morte avvenuta nel 1696.
Inequivocabili termini di confronto si possono desumere ponendo l’opera a paragone con altre già assegnate all’artista apparse sul mercato delle aste (Scena di ballo e Scena di mercato, Bonham’s, 2017) e in mostre su territorio italiano (Il saltarello- ballo di contadini, nella mostra: “Per il Gran Principe Ferdinando. Nature morte, paesi, bambocciate e caramogi dalle collezioni medicee”, Villa medicea di Poggio a Caiano, 2013).
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