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Misure

44x36

Descrizione

Gerolamo da Ponte (attr.) (Bassano 1566 – Venezia 1621)

Scena pastorale

Olio su tavola, cm 44,5 x 36

 

 

I Da Ponte sono concordemente noti come Bassano, dal nome della città d’origine, Bassano del Grappa: questa convenzionale denominazione venne fissata dalla critica artistica durante l’età moderna. Quella dei Da Ponte fu un’impresa aziendale ante litteram, a conduzione famigliare, attiva per circa un secolo e mezzo. Principiata da Francesco il Vecchio, nei primissimi anni del Cinquecento, raggiunse grande apprezzamento in tutto il nord Italia con la personalità di Jacopo, a partire dalla seconda metà del quarto decennio coadiuvato dai fratelli Giambattista e Gianfrancesco. Dopo di lui, saranno i figli Francesco il Giovane, Giambattista, Leandro e Gerolamo a farsi interpreti della tradizione famigliare. I successori di Jacopo erano soliti riprendere gli schemi iconografici e gli espedienti tecnici del maestro, dando vita a numerosissime versioni dei suoi dipinti maggiormente noti e commercialmente fortunati. Il dipinto presenta i tipici caratteri di stile dei Bassano ma incuriosisce che, in alcune delle più illustri monografie dedicate alla famiglia di pittori, prima tra tutte quella di Edoardo Arslan, non si registri una simile composizione tra le opere di Jacopo. È infatti noto come la bottega sia stata prolifica nel reiterare con minime varianti le collaudate iconografie paterne e che le medesime siano state a loro volta impiegate dagli allievi. L’analisi della tela in esame registra quindi una propria autonomia compositiva e osservando le stesure e la tipologia dei volti, si riconosce la caratteristica conduzione pittorica di Gerolamo da Ponte, ultimo figlio di Jacopo che gestì l’importante bottega con il fratello Giambattista durante i primi due decenni del Seicento. Ultimo tra i figli di Jacopo, Gerolamo da Ponte nacque a Bassano il 3 giugno 1566. Allievo ed imitatore del padre, svolse un’intensa attività di copista. Già nel 1580-81 collaborò con Jacopo nella realizzazione della pala con la Vergine e le sante Agata e Apollonia, ora nel Museo di Bassano. Dimostrò particolare abilità, utilizzando una pennellata libera, sprezzante, quasi disordinata, distante da quella “costruttiva” del padre Jacopo, basando la sua gamma cromatica sulle note del violaceo, del grigio argenteo, del bruno e dell’olivastro. Morto il padre, Gerolamo si appoggiò a Leandro, ma la sua pittura, che in fase giovanile aveva riportato significativi picchi di originalità, decadde in formule sterili e di eccessiva ripetitività dei modelli. Dopo il 1595 si trasferì a Venezia, dove sposò Zanetta Biava, pur rimanendo sempre in contatto con la località natia.  La mano di Gerolamo si riconosce in diverse opere della scuola bassanesca, come il S. Giovanni Evangelista nel Salotto Quadrato in Palazzo Ducale, una paletta con tre santi a Hampton Court e la Vergine coi SS. Fortunato ed Ermagora, oggi nel Museo di Bassano.

Il dipinto raffigura una scena pastorale notturna con due figure umane e un gregge di pecore. In primo piano, sulla sinistra, un giovane pastore in abiti rossi è intento a prendersi cura delle pecore. Sulla destra, un secondo pastore, più anziano, vestito di scuro e con un cappello, guida al pascolo un maestoso toro dalle corna scintillanti. Nella sezione inferiore destra del quadro campeggia un raffinato brano di natura morta. L’attenzione ai dettagli, la resa realistica delle figure e degli animali, e l’uso sapiente del chiaroscuro sono elementi, riscontrabili in questo dipinto, che contraddistinguono certamente l’attività della seconda generazione della bottega dei Bassano.

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