XVI secolo
63 x 50
Bottega di Maarten de Vos (Anversa, 1532 – 4 dicembre 1603)
Cristo deriso
Olio su tavola, cm 63 x 50
Con cornice, cm 80 x 100
L’artista responsabile dell’esecuzione di questo dipinto si ispira certamente alla pittura dei grandi maestri fiamminghi del Seicento, con particolare riferimento a Maarten de Voss. Il pittore originario di Anversa, formatosi dapprima presso la bottega paterna e successivamente sotto la guida dei celeberrimi Frans Hals e Frans Floris, attorno alla metà del Cinquecento soggiorna in Italia, facendo tappa a Firenze, a Roma e a Venezia e frequentando addirittura la bottega del Tintoretto. L’immaginario visivo ed i colori intensi e vibranti della pittura veneta lo colpiscono fortemente e condizionano chiaramente la sua produzione pittorica successiva: le opere della prima maturità si contraddistinguono per i toni caldi e intensi e per la monumentalità delle figure. In seguito al fruttuoso soggiorno italiano, de Vos torna ad Anversa e apre una bottega frequentata da numerosi allievi: dopo il periodo “italiano”, la produzione seguente divenne sempre più accademica e manierista, come appare evidente in vari dipinti storici-religiosi, tra cui Le nozze di Cana, Il trionfo di Cristo, Il giudizio finale, Ecce Homo e Storie di Rebecca.
L’artista che esegue questo dipinto eredita da de Vos l’iconografia del Cristo deriso: il maestro originario di Anversa elabora questo particolare modello iconografico probabilmente ispirandosi ad un’incisione dureriana del 1509-1510, attualmente al Department of Prints and Drawings del British Museum di Londra. L’invenzione di de Vos avrà nelle Fiandre del Seicento una straordinaria fortuna visiva, così come viene testimoniato da varie stampe ed incisioni, tra cui si ricordano quelle di Hieronymus Wierix e Jan Collaert attualmente al Rijksmuseum di Amsterdam.
A livello tecnico, il pittore che esegue questo quadro pare guardare non solo a de Vos ma anche all’altro celebre artista delle Fiandre del Seicento, Frans Fran Francken II (Anversa, 1581 – 1642): dalle sue opere paiono infatti riprese le lumeggiature chiare dei volti dei personaggi e delle armature, canoniche nei suoi dipinti; altro dato recuperato dalle opere di Francken è la presenza del cagnolino al centro della scena, che si riscontra anche in due dei più noti capolavori del maestro, Le sette opere di misericordia del Deutsches Historisches Museum di Berlino e il Gesù prigioniero del Museo del Prado.
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