seconda meta dell'ottocento
63cm x 77cm - 74cm x 86cm
Importante coppia di dipinti olio su tela applicati su cartoncino raffiguranti ritratti di coniugi appartenenti all’aristocrazia italiana della seconda metà dell’800.
Firmati e datati in basso a sinistra della Gentildonna e in basso a sinistra del gentiluomo – Carlo Botti 1875
La coppia di dipinti in questione entrano con certezza nel corpus di opere del maestro Carlo Botti e vanno a rinfoltirne il catalogo che ne documentano la sua copiosa attività, e che stando alle fonte più autorevole Dizionario Critico e Documentario di A.M. Comanducci, “I Pittori Italiani dell’Ottocento” doveva essere di circa 2000 opere, tra cui 700 ritratti.
I dipinti in questione per l’alta qualità della resa naturalistica delle anatomie e degli effetti luministici, sembrano esser stati eseguiti a seguito dell’avvenuto contatto col maestro Michele Gordigiani (Firenze, 29 maggio 1835 – Firenze, 7 ottobre 1909), spesso lontano dagli ambienti accademici fu in contatto con la schiera degli artisti macchiaioli e con il quale Carlo potè sviluppare le sue grandi doti da ritrattista. Tendenze alla ritrattistica di ambito fiorentino si possono riscontrare anche dai colori degli sfondi e dagli effetti atmosferico-ambientali riprodotti.
I dipinti comprensivi di cornice dorata coeva misurano: 74cm x 86cm; mentre le tele misurano 63cm x 77cm.
Alleghiamo alla vendita certificato storico d’autenticità forniti dalla nostra Galleria di Antiquariato.
Per far maggior chiarezza sulle vicissitudine di questo abile e importante pittore della seconda metà dell’ottocento, inseriamo un interessante articolo scritto da Francesca Felicetti per celebrare il centenario della morte del pittore per “La Gazzetta di Foligno”.
La famosa locuzione latina nemo propheta in patria calza a pennello quando si parla dell’artista folignate Carlo Botti (1848-1912). Sebbene conosciutissimo negli ambienti della cultura e dell’arte, egli è infatti pressoché dimenticato nella sua terra d’origine, tranne per qualche notizia ritrovata negli scritti di Michele Faloci Pulignani e di Mario Sensi. Per i suoi non comuni meriti di artista, nel 1900 fu nominato “Pittore Accademico di Merito” dall’Accademia di Perugia, la stessa che nel 1912, a seguito della morte del pittore, esprimeva il suo profondo cordoglio definendolo “come artista e come cittadino vero decoro della nativa Foligno”. Il valore di questo artista è documentato e confermato nel Dizionario Critico e Documentario di A.M. Comanducci, “I Pittori Italiani dell’Ottocento”, che così riporta: “partecipò a parecchie esposizioni, sempre ammirato e in parecchie premiato” e nel Dizionario e Atlante a cura di F. Boco e A.C. Ponti, “Pittori Umbri dell’Ottocento”. Le circa duemila opere (di cui settecento ritratti), che documentano l’attività dell’autore, rappresentano un corpus di eccezionale valore artistico. Dopo il soggiorno perugino (il Botti frequentò i cornsi di pittura sotto Silvestro Valeri all’Accademia delle Belle Arti), si trasferì a Roma, dove studiò per breve tempo con Giuseppe Maccari. Ma fu a Firenze con il maestro Michele Gordigiani, che Carlo Botti scoprì l’amore per il ritratto, genere prediletto al quale si dedicò con grande successo. Ad oggi solo quaranta dei settecento ritratti sono stati rinvenuti, e raffigurano alcuni tra i personaggi più rappresentativi della società di fine ottocento e dei primi del novecento. Tra i dipinti si possono ammirare i ritratti della regina Margherita di Savoia, del cardinale Domenico Svampa, del principe Rodolfo Boncompagni-Ludovisi, e di monsignor Michele Faloci Pulignani. Le effigi esplorarono le varie espressioni che caratterizzano il volto umano e i diversi effetti dell’età, e sono così perfette da sembrare vive. Ma è l’immagine di Cristo o meglio, la testa reclinata del Cristo vivo, come appare nello studio per il quadro del Sacro Cuore nell’Istituto San Carlo, la vera pietra miliare del lavoro dell’artista. Il prof. Botti trattò spesso il soggetto sacro, e degno di nota è anche il bozzetto per il mosaico della facciata del duomo di Foligno raffigurante San Feliciano e Santa Messalina. Ma Carlo Botti fu prima di tutto cittadino, credente, cattolico liberale impegnato nel sociale. Sono queste le straordinarie qualità che fanno di lui un uomo di grande sensibilità morale (prima che artistica) e di rara onestà intellettuale in un delicato momento storico caratterizzato da importanti trasformazioni politiche.
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