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Epoca

XIX secolo

Misure

Bronzo, cm 49 x 13 x 15

Descrizione

XIX secolo
Cesare Beccaria
Bronzo, cm 49 x 13 x 15

La statua in bronzo esaminata riprende fedelmente il celebre monumento milanese di Giuseppe Grandi (1843-1894) dedicato a Cesare Beccaria. L’opera, dall’alto di un alto basamento in granito bianco di Montorfano, troneggia nell’omonima piazza milanese, triste palcoscenico delle esecuzioni capitali all’epoca del dominio austriaco, in una copia in bronzo del 1914 in sostituzione della statua originale in pietra che già all’inizio del nuovo secolo mostrava gravi segni di deterioramento. Il marmo entrò a far parte delle collezioni della Galleria d’arte moderna ed è ora collocato all’interno del palazzo di Giustizia di Milano. L’iniziativa circa l’erezione di un monumento dedicato a Cesare Beccaria trova origine nel 1865, a sostegno della proposta di abolizione della pena di morte, dalle pagine della Cronaca grigia, la rivista della scapigliatura milanese diretta da Cletto Arrighi. Nel 1868 Giuseppe Grandi partecipò al concorso per il monumento. La commissione deliberò, nella seconda selezione ristretta a due soli bozzetti, di assegnare la realizzazione della scultura al progetto del Grandi. Il Monumento a Cesare Beccaria era compiuto, con qualche modifica rispetto al bozzetto originario, nel dicembre 1870 e venne inaugurato il 18 marzo 1871 sulla piazza omonima.
La scultura ritrae Cesare Bonesana-Beccaria, il giurista, filosofo, economista e letterato italiano, figura di spicco dell’Illuminismo legato agli ambienti intellettuali milanesi, marchese di Gualdrasco e di Villareggio (1738-1794), rappresentato in atteggiamento quotidiano, con un braccio dietro la schiena, l’altro al petto. La sua opera principale, il trattato Dei delitti e delle pene, un’analisi politica e giuridica contro la pena di morte e la tortura, condotta sulla base del razionalismo e del pragmatismo, ispirò, tra l’altro, il nuovo codice penale voluto dal granduca Pietro Leopoldo di Toscana. I riferimenti circa l’abolizione della pena di morte sono ribaditi nel monumento sia dall’estratto della citata opera di Beccaria, celebrata nel suo centenario della pubblicazione del 1764, riportato nella targa di sud ovest, sia attraverso i bassorilievi allegorici in bronzo rappresentanti la Civiltà che reca gli attributi della Giustizia, seduta su un ampio scranno in atteggiamento austero, e il Tempo, che si leva in volo, coprendosi il volto, su un paesaggio disseminato di morte e distruzione.
Nel ritratto del Beccaria la superficie del bronzo è vivacizzata da un forte chiaroscuro che si accentuerà poi nelle opere successive del Grandi anche grazie alla vicinanza e al confronto con i pittori Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, protagonisti della Scapigliatura milanese. Come nei dipinti di Cremona e Ranzoni, anche nelle sculture di Grandi i contorni sembrano sfaldarsi sotto la luce, aprendo nuove possibilità espressive che verranno raccolte e portate avanti dagli artisti più giovani, tra cui in primis Medardo Rosso.

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