XVIII secolo
32 x 46
Scuola Emiliana, XVIII secolo
Cena in Emmaus
Olio su tela, cm 32 x 46
Il dipinto rappresenta il culmine dell’azione dell’episodio descritto nel Vangelo di Luca: due discepoli di Cristo, Cleofa a sinistra e Giacomo Maggiore, come suggerisce la conchiglia da pellegrino sulla spalla destra, riconoscono Gesù risorto nel momento in cui compie il gesto della benedizione del pane e del vino, alludendo così al sacramento dell’eucaristia. Precedentemente avevano incontrato il Cristo lungo la strada fra Gerusalemme ed Emmaus senza però accorgersi della sua reale identità; l’incredulità dei due discepoli si manifesta quindi con ancor più vigore nel momento in cui riconoscono il loro maestro creduto ormai defunto dopo la tragica crocefissione. L’episodio gode di un’ampia fama nella pittura moderna ed è stato ripreso da grandissimi artisti che hanno tracciato un vero e proprio tipo figurativo nel corso dei secoli. Il soggetto, come pure quelli dell’Ultima cena o delle Nozze di Cana, si presta ottimamente per dimostrare le molteplici doti di un pittore: l’emotività dei volti dei diversi personaggi, l’ambientazione scenica e i dettagli del desco e delle vivande fanno sì che convivano specifici generi all’interno di un’unica opera. In questo caso, alludendo ai grandi esempi del passato, ritroviamo dei volti, come quello del Cristo illuminato dalla luce divina, che fanno pensare alla scuola emiliano o comunque centro italica. La luce emanata dal capo di Gesù rischiara tutta la scena e ad essa si contrappongono le tenebre della stanza buia, creando così dei forti effetti chiaroscurali che sembrano aver appreso l’importante lezione del Caravaggio, le cui versioni della Cena in Emmaus, una a Milano l’altra a Londra, sono tra i massimi esempi di questo evento sacro. Di contro l’espressività è qui completamente diversa, addolcita e smorzata rispetto all’eccezionalità del momento: gli animi e i gesti dei discepoli, come pure quelli del garzone che serve a tavola, non creano tensione e non dimostrano uno stupore di forte impatto. Come la luce si propaga dal volto di Cristo al contempo sembra trasmettere un senso di pace e calma all’ambiente, quasi a placare lo sconvolgimento dei presenti attraverso uno sguardo estasiato verso l’alto proprio mentre compie il gesto dell’eucarestia. Sebbene l’ambiente sia scarsamente illuminato, i colori delle vesti emergono con tuta la loro brillantezza, avvicinandosi al tonalismo veneto a livello di resa, con una pennellata densa e corposa, che si fa fine per descrivere con esattezza i lineamenti di Gesù o i particolari dei piatti e dei cibi posti sul tavolo da pasto.
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