Settecento
cm. 56 x 112 - con cornice cm. 77 x 130
Jacopo Fabris (Venezia, 1689 – 1761)
Capriccio architettonico con antiche rovine classiche
Olio su tela
cm. 56 x 112 – con cornice cm. 77 x 130
Expertise del prof. Emilio Negro (Bologna)
L’opera in esame, ben conservata e di cui è disponibile il relativo pendant (link), raffigura un ampia veduta con ruderi di antichità romane assemblate in modo da creare uno scenario immaginifico, dove vi sono costruzioni più o meno dirute di vario genere come archi e anfiteatri, colonnati, altari, statue, rilievi, frammenti di cornicioni.
Il cielo azzurro vivacizzato dalle nuvole e la presenza di fronde ed elementi vegetali ben inseriti tra i resti archeologici aggiungono grande fascino alle vedute, rischiarate da una luce dorata e vivacizzate dalla presenza di diversi personaggi pittoreschi disposti a piccoli gruppi, che ritmano la composizione introducendovi un elemento narrativo.
Siamo di fronte ad un’opera di alto livello collezionistico, eseguita intorno alla metà del XVIII secolo dal pittore di origini veneziane Jacopo Fabris (Venezia, 1689 – Charlottenborg, 1761), rispecchiando sia dal punto stilistiche che per le scelte composite le sue grandiose vedute di Roma, commissionatagli durante la carriera dai nobili patrizi della maggiori corti europee.
L’attribuzione è confermata dalle caratteristiche tecniche, quali la qualità luminosa del colore e la resa vibrante delle figure umane, elementi che accostano agevolmente questa tela alla serie di vedute romane raggruppate felicemente nel catalogo del pittore.
La produzione pittorica del Fabris è strettamente legata all’attività di scenografo e pittore di teatro, realizzando numerose vedute prospettiche per lo più ispirate a caratteristici scorci romani o veneziani, quasi sempre integrati da inserti fantastici.
Le sue vedute furono raccolte dall’aristocrazia europea durante il rituale Grand Tour in Italia, apprezzate e richieste dai facoltosi turisti stranieri che bramavano di possedere al loro rientro in patria, oltre alle più canoniche vedute prospettiche, anche questo genere di scenografie architettoniche di fantasia come lussuoso souvenir.
Fabris si specializzò nella pittura di vedute architettoniche dapprima a Venezia, sua città natale, che lasciò intorno al 1720 per recarsi a Roma, dove entrò in contatto con Canaletto, anch’esso arrivato nella città papale.
Gran parte della sua carriera si svolse però all’estero: in Germania, come pittore di corte a Karlsruhe (1719-21) ad Amburgo (1724-8), e all’Opera di Berlino al servizio di Federico II il Grande, e poi in Danimarca, dove giunse nel 1746 alla corte di re Federico IV.
Attivissimo tra Copenhagen e Charlottenborg, in quest’ultimo periodo si colloca la gran parte delle invenzioni prospettiche note di Jacopo Fabris, ed è proprio in questa fase della sua vita che possiamo verosimilmente collocare la realizzazione della nostra tela. E’ agevole a tal proposito il confronto con la decorazione che nel 1750 il veneziano realizzò nell’antica sala da pranzo affacciata sul giardino del castello di Fredensborg, costituita da dieci grandi dipinti e tre pannelli più piccoli per le porte, tutti raffiguranti analoghe vedute parzialmente fantastiche con ruderi e vivaci figurette.
INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:
Il dipinto è completato da una piacevole cornice in legno dorata e viene venduto corredato di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.
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