cm 48,5 x 64,5
Bottega di Jan Frans van Bloemen (Anversa, 1722 – Roma, 1749)
Paesaggio laziale
Olio su tela, cm 48,5 x 64,5
Il dipinto, da considerare appartenente alla vasta produzione di Jan Frans van Bloemen e degli allievi, primo fra tutti Marcantonio Sardi, attivo a Roma tra il 1711 e il 1733.
La composizione ritrae la lussureggiante campagna romana, in particolare si tratta del borgo di Grottaferrata con la chiesa e il convento di Santa Maria fondato da San Nilo e abitato da monaci basiliani, seguendo uno schema d’immagine ben collaudato dai paesaggisti del XVIII secolo attivi nella città pontificia e in modo particolare dal Bloemen, come i numerosi confronti di dipinti ora in collezioni private nazionali e internazionali ben evidenziano (Firenze, Bari, Londra e New York), nelle tre figure ricorrente, la lavandaia e l’uomo e la donna seduti su antiche rovine in primo piano che le si rivolgono con fare casuale, mentre sullo sfondo si apre il borgo arroccato e la vasta vallata con le cime appuntite.
Apparteneva ad una famiglia di pittori e disegnatori fiamminghi, attivi anche in Italia ed in Francia. Dal 1686-1687 i due fratelli, Jan e Pieter, vissero a Roma, dove entrarono a far parte della Schildersbent, Pieter con il soprannome di Stendardo, probabilmente per gli stendardi che dipingeva nelle scene di battaglia, mentre Jan Frans con il soprannome di Orizzonte, per la facilità con cui dipingeva paesaggi, precedentemente affibbiato a Claude Lorrain. Jan non lasciò più Roma se non per un breve periodo di otto mesi, durante il quale visitò Napoli, la Sicilia e Malta, nel 1714 venne incluso tra i Virtuosi al Pantheon e collaborò con Placido Costanzi e Filippo Lauri. Tra i suoi mecenati e collezionisti ricordiamo le famiglie Pallavicini (nella cui Galleria vi sono alcuni dipinti ancora oggi) e Rospigliosi, Luigi Bonaparte, Humphry Morice e il papa Benedetto XIV.
Orizzonte era affascinato dalla bellezza di Roma e dei suoi dintorni ed ispirato dai paesaggi classici di Gaspard Dughet. Avendo come base la tradizione paesaggistica fiamminga, non ebbe difficoltà ad assimilare il realismo analitico di Dughet e a divenire in breve uno dei migliori paesaggisti classici a Roma nella prima metà del XVIII secolo[6] procedendo secondo lo stile arcadico-rococò del periodo. Anche i motivi mutevoli di luce ed ombra di van Bloemen sono caratteristici dell’opera di Dughet, tanto che talvolta i dipinti di Orizzonte erano scambiati per opere del Dughet. Van Bloemen si servì di altri artisti per completare i suoi paesaggi con figure. Tra di questi vi furono Carlo Maratta, Placido Costanzi, Pompeo Batoni ed il fratello Pieter. La gamma cromatica chiara del dipinto e i contorni più definiti delle figure sembrano vicini alle opere giovanili di van Bloemen, e denotano un’attenzione verso Jacob de Heusch.

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