XV secolo
cm 30 x 25
Area lombarda, XV secolo
Angelo
Terracotta, cm 30 x 25
L’insondabilità del mistero divino è evidente negli occhi del presente angelo, splendidamente reso a mezzobusto e con le mani incrociate sul petto, in composto atteggiamento orante. L’angelo, di cui non è specificabile la qualifica di cherubino o serafino data la comunanza simbolica con cui viene ritratto, presenta sulla sommità del capo un piccolo coronamento in cui è riconoscibile un triangolo, simbolo trinitario per eccellenza.
Numerose sono le tracce nel territorio cremasco della grande tradizione del cotto rinascimentale lombardo, sia per la plastica figurativa che per la decorazione architettonica; tradizione così fortemente radicata, in virtù anche della qualità e abbondanza dell’argilla locale, da proseguire su scala industriale fino a oltre la metà del XX secolo. La ricchezza di opere e di testimonianze materiali ha facilitato la nascita, anche a Crema, di raccolte e fondi di terrecotte, in linea con gli orientamenti del collezionismo nazionale e internazionale di fine Ottocento e inizio Novecento. Le opere del periodo rinascimentale a noi pervenute testimoniano un livello qualitativo alto e aggiornato, soprattutto in virtù della presenza a Crema del grande maestro plasticatore Agostino de Fondulis.
Insieme alle numerose attestazioni di plastica figurativa quattrocentesca, il repertorio decorativo fittile degli edifici civili e religiosi rinascimentali lombardi evidenzia la felice complementarietà tra la nobile arte di «scolpire in terracotta» e la produzione seriale di ornamentazione architettonica su larga scala. Nei grandi cantieri del primo Rinascimento le due forme di creazione plastica, espressione di una visione progettuale unitaria spesso elaborata e portata a termine dal medesimo artefice, concorrono alla realizzazione di opere d’arte complete e a sé stanti. Le vicende storiche cremasche hanno condotto a una progressiva alterazione, quando non distruzione, di questi assetti architettonici nativi – un esempio su tutti è la Cattedrale cittadina, oggetto di pesanti rifacimenti settecenteschi. L’originario patrimonio di plastica figurativa e di ornamentazione fittile seriale a Crema e nel cremasco deve essere spesso ricostruito in base alle evidenze documentali e alle testimonianze materiali che il territorio progressivamente restituisce a seguito di ritrovamenti casuali durante restauri o scavi. L’argilla è un materiale che richiede un alto livello di specializzazione degli attori coinvolti nel ciclo realizzativo – l‘artista responsabile dell’invenzione, i plasticatori creatori dei modelli e delle forme, le maestranze addette al reperimento, al trasporto e al trattamento della materia prima, i fornaciai per la cottura, i carpentieri e i pittori del cantiere architettonico per la messa in opera. A partire dall’Ottocento, il gusto decorativo del primo Rinascimento lombardo – frutto della commistione tra una tradizione gotica al suo tramonto e la libera e fantasiosa elaborazione di un repertorio ornamentale all’antica – trova corrispondenza nei nuovi indirizzi dell’architettura moderna, impregnata di sollecitazioni storicistiche e attenta al recupero, restauro e manutenzione del patrimonio rinascimentale residuo; interesse stimolato dalle significative innovazioni tecnologiche di un processo realizzativo in grado di produrre in modo economico materiale di sempre maggiore qualità, ma anche da importanti pubblicazioni a livello europeo di repertori di terrecotte decorative italiane, con particolare attenzione agli edifici lombardi.
Nella Lombardia del XV secolo, le fornaci venivano spesso costruite nei pressi dei cantieri, come nel caso della decorazione fittile della Cappella Portinari in Sant’Eustorgio a Milano o di quelle di Rinaldo de Staulis per i chiostri della Certosa di Pavia. La fortuna del cotto a Crema come materiale di produzione edilizia e artistica è da ricondursi, come per tanti altri centri della Lombardia del Quattrocento, alla facile reperibilità della materia prima, disponibile in prossimità delle vie d’acqua – nel caso di Crema l’Adda, il Serio e l’Oglio. L’argilla del territorio cremasco è caratterizzata da un colore molto chiaro, difficilmente reperibile altrove. Già nel 1490, nel contratto del 15 luglio per la costruzione di Santa Maria della Croce, affidata a Giovanni Battagio suocero di Agostino de Fondulis, sono riportati con dovizia di particolari i dettagli del processo per la produzione in loco dei materiali fittili destinati alla nuova fabbrica. Ruolo fondamentale di Winifred Terni de Gregory nello studio della terracotta rinascimentale lombarda è testimoniato dai suoi studi sulla famiglia de Fondulis e la decorazione architettonica in terracotta di palazzo Fodri a Cremona, da lei definito «uno dei più tipici esempi degli antichi palazzi lombardi». Una parte della ricca collezione della studiosa fu donata al Museo civico di Crema e del cremasco il 16 giugno 1962; essa comprende un interessante nucleo di terrecotte sia di tipo figurativo che decorativo seriale, di epoche diverse, come si può evincere dal registro di carico del Museo.
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