Villa Planchart è frutto dell’incredibile boom economico che coinvolge il Venezuela negli anni ‘50: una vera e propria ondata di modernità che porta il Paese ad abbracciare un’inedita espansione urbana, abbandonando i tradizionali tratti coloniali per spingersi verso l’innovazione.
È infatti in questa cornice che i coniugi Anala e Armando Planchart, collezionisti d’arte, appassionati di architettura e grandi amanti dell’Italia, decidono di creare a Caracas un’iconica villa dal design unico e contemporaneo.
Dopo avere acquistato un enorme terreno di seimila metri quadri in cima alla collina El Cerrito, scelgono per il proprio progetto il celebre architetto Giò Ponti, conosciuto attraverso le pagine della rivista da lui fondata Domus.
Quello che non potevano immaginare è l’importanza che la villa avrebbe assunto negli anni, confermandosi ancora oggi un’immortale opera d’arte che ha segnato la storia dell’architettura contemporanea.
La storia racchiusa dietro Villa Planchart
Tutto ha inizio, quindi, con il desiderio di Armando e Anala Planchart di crearsi una casa all’avanguardia e in totale armonia con la natura circostante, capace di esaltare il tropicale paesaggio venezuelano pur mantenendo un design fortemente moderno.
Per Armando la priorità è avere il giusto spazio per la sua enorme collezione di piante, composta da oltre duemila orchidee, mentre per Anala è importante ridurre al minimo le pareti per meglio contemplare i panorami mozzafiato.
Dopo uno scetticismo iniziale Giò Ponti decide di accettare l’incarico e dopo i primi incontri l’entusiasmo e l’inventiva della coppia sono talmente coinvolgenti da spingere Ponti a dedicarsi anima e corpo al progetto per dare vita a una casa memorabile.
Inizialmente i bozzetti sono realizzati a distanza basandosi solo su foto e racconti, ma nel gennaio del 1954 Ponti vola in Sud America per ammirare dal vivo i luoghi descritti e capire meglio come valorizzarli.
La costruzione prende il via nel 1953 e si protrae per quattro anni: durante l’intera lavorazione i contatti tra l’architetto e Anala e Armando Planchart sono sempre molto stretti, segnati da un’intensa corrispondenza epistolare – tuttora conservata – che testimonia una grande stima artistica ma anche una profonda e sincera amicizia.
Celebre è la frase scritta da Giò Ponti in una delle numerose lettere La vostra casa sarà leggiadra come una grande farfalla in cima alla collina.
Il risultato finale è un vero e proprio capolavoro pontiano e lo stesso Ponti ammette che la villa è il lavoro più piacevole realizzato fino ad allora.
I materiali, i mobili e gli oggetti d’arte provengono tutti dall’Italia – sono infatti stati spediti via nave – e la casa è un incredibile spettacolo di spazi per chiunque ci entri.
Villa Planchart: fisionomia di un’opera d’arte
Villa Planchart è un’opera d’arte a tutto tondo che gioca con dislivelli, superfici, trasparenze e prospettive.
Il volume è compatto con andamento spezzato e la linearità degli ambienti interni si frammenta in favore di scorci e visuali nascoste.
L’ambiente è arioso e luminoso e tutto è progettato per soddisfare i desideri di chi la abita ma anche per abbracciare la vita, il cielo e la natura.
Gli esterni della villa e la nuova concezione di pareti
Osservando la grande casa dall’esterno, ciò che salta all’occhio è il nuovo ruolo che assumono i muri: non sono più gli elementi centrali della struttura e anche a livello visivo non devono più catturare l’attenzione.
Le pareti sono infatti ridotte al minimo e i bordi sono molto sottili, tanto da sembrare distaccati tra loro ai margini e separati dalla grande ala di gronda della copertura.
Questa grande ricorda le ali di una farfalla a protezione della casa, quasi a simboleggiare l’immaginaria farfalla sulla collina che Ponti ha tenuto a mente durante la realizzazione del progetto.
Il tetto appare come una continuazione del soffitto del salone e, come i muri esterni, è ricoperto da mosaici bianchi di ceramica.
Dalla vetrata del soggiorno, inoltre, si scorge un suggestivo patio con struttura verticale progettato da Fausto Melozzi e impreziosito da dei disegni realizzati con le maioliche.
La villa è incastonata in un giardino creato piantando alberi e fiori tropicali scelti personalmente dai coniugi Planchart.
Gli interni e i preziosi oggetti d’arte
L’interno di Villa Planchart riprende l’idea strutturale dell’esterno e porte e pareti, infatti, scompaiono quasi del tutto creando ambienti unificati e fluidi reinventabili grazie alle modernfold.
L’illuminazione è ben studiata e sono presenti particolari effetti frutto di un’idea di Ponti per l’auto-illuminazione notturna.
Fondamentali sono gli arredi e gli oggetti che la compongono, quasi tutti progettati dallo stesso architetto ma anche commissionati a rinomati artisti italiani come Fausto Melotti e Romano Rui.
Sono numerose anche le opere d’arte, tra cui si distinguono i dipinti di Pietro Augusto Cassina e Giorgo Morandi.
Lo stile generale è elegante e i colori predominanti sono il giallo, il bianco e il grigio.
La casa è costituita da due piani: il piano terra dove è presente la zona giorno e il primo piano con le camere per la zona notte.
In più c’è un seminterrato con una sala da gioco collegata al soggiorno da una spettacolare scala policroma che, insieme a due grandi camini e a un originale acquario-bar, rappresenta uno degli elementi più distintivi della casa.
Immagini
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Villa_Planchart_frente_(6021173226).jpg
Riccio Leon, CC BY 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by/2.0, via Wikimedia Commons