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Avviato dallo stile di Transizione, il ritorno all’Antichità viene approfondito e definito con lo stile Luigi XVI. Le proporzioni dei volumi sono equilibrati, l’eleganza è sobria e raffinata: dopo aver abusato delle linee curve e dell’asimmetria con il Rococò, si torna alle linee rette e alla semplicità delle forme. L’ispirazione viene dall’antichità greca, le linee sono dritte, ma tuttavia si cerca di comunicare una certa idea di leggerezza.

Questo ritorno all’Antichità coincide con la scoperta degli scavi di Pompei ed Ercolano: che suscitò una vera mania intorno al 1750 per l’architettura e le decorazioni greco-romane. Vengono pubblicati un gran numero di libri dedicati all’Antichità, gli artisti si recano a Napoli per studiare oggetti scavati e per disegnare affreschi; il Pantheon, le rovine, o anche le statue antiche conservate dal papa – come l’Apollo del Belvedere o il Laocoonte – divengono note grazie agli album.

L’archeologo Winckelmann, difensore incondizionato dell’arte greca, da lui definita “nobile semplicità e calma grandezza” continua ad ispirare generazioni di artisti, architetti o teorici dell’arte, come Jacques-Louis David, Benjamin West, Lessing, Goeth e Schiller .

Nella semplicità e nelle rappresentazioni “pastorali” dello stile Luigi XVI si può trovare la sua inclinazione per la natura. All’epoca della costruzione dei primi cottage, Rousseau scrive La Nouvelle Heloïse (“la Nuova Heloise”) e Bernardin Paul et Virginie (“Paul e Virginia”), due romanzi di letteratura sentimentale che divennero fonti di ispirazione per le arti decorative. L’aspetto campestre dell’epoca è ben illustrato dal borgo della regina presso la Reggia di Versailles, villaggio in miniatura e bucolico, che il re offrì a Maria Antonietta nel 1782.

La regina Maria Antonietta, per le varie commissioni gioca un ruolo importante nello sviluppo e nella diffusione di questo stile. I “marchand-merciers”, allo stesso tempo antiquari e decoratori d’interni, stabiliscono il legame tra i ricchi committenti e gli artisti: è nelle loro eleganti botteghe del Louvre o di rue Saint-Honoré che i nobili vanno a farsi consigliare e a rinnovare i propri arredi. In queste prestigiose gallerie vengono esposti i più recenti acquisti della Regina, prima che vengano portati a Versailles, così che le classi più facoltose potessero commissionare pezzi simili.

Le caratteristiche dello stile Luigi XVI

Motivi antichi e la propensione per la natura confluiscono così nell’architettura, nell’arredamento e nei mobili: simboli rustici e sentimentali si uniscono alla rigorosa Antichità, sotto l’influenza dei filosofi Rousseau e Diderot. Molti ornamenti sono presi in prestito dalla flora, e questo amore per la natura appare nella decorazione per la presenza di ghirlande di rose, cesti, palmette, fiocchi e nastri ispirati al “gusto della natura”, covoni di grano mescolati a fiori di prato, o anche alcuni attrezzi da giardinaggio, cappelli di pastorelle o falci. Questi motivi si mescolano al repertorio antico in cui si trovano trofei, fregi greci, fregi di perle di cuori e cuori, foglie d’acanto stilizzate.

salone in stile luigi xvi

Il loro successo dipende dalla sensibilità dell’artista che aveva bisogno di adattare un’idea di antichità, che sarebbe stata fonte di tutte le perfezioni, a edifici o mobili di un contesto completamente diverso.

Il mogano diviene il legno utilizzato nello stile Luigi XVI, in massello o impiallacciato, molto apprezzato per il suo colore pieno dovuto alla sua grana fine e per le variazioni delle venature, acero, amaranto e tasso sono gli altri tipi di legno utilizzati. Jean Delafosse, Riesener, Weisweler, Carlin, Leleu, Saunier e Benneman sono alcuni dei talentuosi designer ed ebanisti che in questo periodo portano questo stile alla massima espressione.

I mobili ordinari sono lucidati e quelli di pregio vengono intarsiati o impiallacciati. Dalla collaborazione tra Gauthière e Riesener scaturisce l’armonico equilibrio tra legno e bronzi che sarebbe stato al centro della decorazione dell’epoca. Lastre Sèvres o Wedgwood, rettangolari o ovali, adornano i secretaire e li cassettoni.

Differenza tra stile Luigi XVI e Luigi XV

Il regno di Luigi XV caratterizzato da estrema ricchezza per le classi più agiate con una monumentale distanza tra le classi. La Francia è la nazione più potente della Terra e, in linea con questa politica estera, i ricchi richiedevano cose più grandi e migliori: materiali più decorati, più rari e intagli più intricati rispetto agli stili precedenti. Il contraccolpo che segue questo stile trova sicurezza nell’era di Luigi XVI, che rivolge il suo interesse alle forme classiche, alla semplicità del design e alla dipendenza dalla moderazione e dall’eleganza.

In parte a causa della scoperta di Pompei, le influenze classiche del design greco e romano soppiantano le influenze asiatiche e cinesi del Luigi XV. Non più incisioni di scimmie e altri animali esotici, pergamene elaborate, conchiglie dettagliate e decorazioni asimmetriche. Tutto ciò viene sostituito da motivi geometrici classici, disegni simmetrici e una notevole assenza di vortici e lunghe curve.

Una grande differenza tra questi due stili di arredamento è il design delle gambe su sedie, divani e tavoli. Soprattutto, questa è una caratteristica su cui si può fare affidamento per l’identificazione dell’era. Le gambe dei mobili Luigi XV sono tipicamente in stile ricurvo, spesso scolpite con disegni curvi e terminano con un piede delicato. Le gambe Luigi XVI sono dritte con intagli lineari, se presenti.

Il tessuto utilizzato sui mobili Luigi XV è per lo più floreale, in particolare nei grandi arazzi floreali di disposizioni asimmetriche. Prevalgono colori vivaci, spesso con una sovrabbondanza di accenti di pizzo o persino rifiniture di pelliccia. Il ritorno allo stile classico nell’era Luigi XVI vede un ammorbidimento dei colori degli arazzi, intrecciati con disegni simmetrici e ripetizione di disegni geometrici greci e romani, come la modanatura dentale e il design della chiave greca.

I mobili

I tipi di seduta sono numerosi, spesso meno comodi che sotto Luigi XV, ma più fini e armoniosi. Come spesso nei mobili di questo periodo, le gambe prendono la forma di una colonna, scanalata o a spirale, più sottile alla base. Il dorso è rettangolare o ovale e talvolta parzialmente aperto per rappresentare lire mongolfiere e cesti.

Entra in voga la scrivania a cilindro, da cui il piano si avvolge nel mobile quando la scrivania viene aperta. L’ebanista Riesener, maestro indiscusso dei mobili di Luigi XVI, ne realizza diversi per il re. Le vetrine sono apparse in quel momento in cui l’arte ha iniziato a essere disponibile per più persone.

un esempio di mobile in stile luigi xvi

L’uso del bronzo dorato era massiccio e oggi questa produzione è una delle più apprezzate del XVIII secolo. I pendoli, ornati di personaggi allegorici e con forme spesso tratte da architetture – obelischi o addirittura archi di trionfo – fiorivano velocissimi e decoravano i camini. Apparve il gusto per le carte da parati, e la Regina le diffuse alla Corte per rallegrare gli interni, sotto l’egida dell’importante manifattura Reveillon, che sedeva a Parigi, vicino alla Bastiglia.


Immagini

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Salon_Louis_XVI.JPG
Robert Valtte, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Petit_appartement_du_roi_-Biblioth%C3%A8que_de_Louis_XVI(1).jpg
Fanny Schertzer, CC BY 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by/3.0, via Wikimedia Commons