cm 112 x 145
Ambito di Vincenzo Catena (1470-1531)
Sposalizio mistico di Santa Caterina
Olio su tela, cm 112 x 145
Con cornice, cm 129 x 161
Questo Sposalizio di Santa Caterina può essere facilmente confuso con una più comune Madonna col Bambino e Santi, ma la posizione delle mani della santa sulla sinistra, priva di attributi però colta nell’atto di porgere la mano destra alla vergine che la afferra portandola verso il Bambino in grembo, suggerisce la scena del matrimonio mistico. Gli attributi degli altri santi presenti sono visibili anche se non manifesti: la lunga croce del Battista si scorge appena sopra la testa di Caterina, l’armatura e la lancia del santo guerriero sulla destra sono sì ben visibili ma non ne indicano con assoluta certezza l’identità mentre il giovane alle sue spalle non porta alcun segno in grado di svelarne l’esatta corrispondenza. Per il guerriero si possono avanzare i nomi di San Giorgio, San Michele oppure Sant’Alessandro, patrono di Bergamo, città allora parte della repubblica di Venezia e vicina artisticamente alla pittura veneta; per l’altro, data la giovane età, il viso imberbe e i lunghi capelli si potrebbe suggerire la figura di San Giovanni Evangelista, omonimo del Battista e posto in parallelo con esso nella disposizione attorno alla Vergine. Quest’ultima, insieme a Gesù, si trova al centro della scena ed è il centro attorno a cui ruotano sia i personaggi sia l’intera composizione architettonica, composta da una nicchia antistante il gruppo che risulta invisibile a causa di un telo bianco teso alle spalle di Maria. Questa soluzione compositiva trova molti riscontri nell’arte veneta a cavallo fra XV e XVI secolo, a partire da Giovanni Bellini (1430-1516) e arrivando fino ai maestri del pieno Cinquecento; fra questi possiamo trovare riscontri nella posa e nell’espressione della Madonna: quelle di Vincenzo Catena alla Gemäldegalerie (1512 circa) e Houston (1520 circa), oppure quelle realizzate da Palma il Vecchio e oggi conservate a palazzo Bianco (1525) e alla galleria Borghese (1508). Muovendosi quindi nei primi decenni del Cinquecento, vanno sicuramente citati Cima da Conegliano e Rocco Marconi, con le loro Madonne e Santi di Niva e di Venezia, esempi di una lunga serie di soggetti molto simili fra loro che ebbero grande successo nella pittura veneta dell’epoca. I colori sono vicini a quelli del tonalismo ma sono ammantati da una intensa luce abbacinante che uniforma l’intera composizione e conferisce un senso più spirituale e sacro. L’attenzione ai particolari dei volti rivela una qualità che dialoga col genere del ritratto tanto che son ben tre i personaggi che rivolgono lo sguardo fuori campo per coinvolgere lo spettatore, attirando così l’occhio verso la precisa resa dei lineamenti e del volto. Le diverse versioni di questo soggetto portano verso la scuola veneta e in particolare verso la bottega di Vincenzo Catena, pittore nato a Venezia, cresciuto sugli esempi del Bellini, di Alvise Vivarini e che si confrontò con i coevi artisti operanti in Veneto come Cima da Conegliano e Palma il Vecchio; da queste esperienze deriva l’opera ritrattistica, ravvisabile anche nei volti di questi personaggi, i plasticismi formali, l’impaginazione e la resa coloristica.
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