Il titolo perfetto per questo nostro secondo pezzo che parla della restauratrice Daniela Campagnola (Campagnola Restauro), che, con l’esempio di un importante restauro, dimostra come è fondamentale valorizzare e attingere dal sapere e dal lavoro di chi, attraverso l’esperienza, la passione e la conoscenza, sa e sa fare.
Si tratta dell’intervento sulla Pala raffigurante La Madonna con Gesù Bambino, San Francesco d’Assisi, Santa Caterina d’Alessandria e San Domenico presente nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Cavalcaselle (BS), opera di Francesco Lorenzi (Mazzurega di Fumane 1723 – Verona 1787) uno dei più importanti pittori veronesi del Settecento e allievo celebre di Giovanbattista Tiepolo, del quale è uno dei seguaci qualitativamente più notevoli.
L’opera di restauro della tela altra quasi tre metri, durata circa sei mesi, non solo ne ha restituito la vivacità cromatica, ma ha permesso di fare una nuova lettura dei Santi raffigurati. Nella figura che occupa la parte sinistra del dipinto, fino ad ora citato come Sant’Antonio abate, la storica dell’arte Rita Dugoni ha infatti riconosciuto San Francesco d’Assisi.
In questo caso l’intervento era comunque necessario per permettere al dipinto di salvarsi dalle condizioni di conservazione che fino a questo momento ne avevano pregiudicato l’integrità.
La crettatura diffusa, principi di sollevamento caduta della pellicola pittorica in alcuni punti e una mutazione della percezione dei colori, dovuta all’ossidazione e ingiallimento di vecchie vernici e colle utilizzate in passato come fissativi sono alcuni dei problemi che in questo caso la Dott.ssa Campagnola ha dovuto affrontare.
Il processo di restauro è passato attraverso il fissaggio della pellicola pittorica, alla reintelaiatura, alla pulizia e all’integrazione delle parti mancanti con acquerelli e tratteggio verticale, scelte che indicano la volontà di rendere riconoscibile l’intervento operato, ma che rendono meno evidenti le lacune presenti.
Accompagniamo questo semplice articolo con due video che altrettanto semplicemente e linearmente, mostrano due momenti del lavoro della Dott.ssa Campagnola.
Abbiamo enfatizzato la parola “semplice” perché non sempre il saper fare passa attraverso la complessità: la descrizione del restauro, che a prima vista può sembrare, appunto, “semplice”, è invece frutto di scelte consapevoli e delicate, mirate a rendere possibile la sopravvivenza di opere uniche, che come tali vanno trattate.
Ogni restauro è diverso e le decisioni da prendere sono innumerevoli; la complessità, in realtà, è si presente e si manifesta in molti modi differenti. I gesti che vediamo eseguiti qui di seguito, che mostrino la pulitura di una piega dell’abito di Santa Caterina o il ritocco di un frammento perso nel tempo, e che a noi possono apparire così semplici e naturali, celano anni di esperienza, di studi approfonditi, una consapevolezza di cosa fare di volta in volta e di come farlo.
Affidiamoci a chi sa fare il proprio lavoro, solo così potremo continuare a godere della nostra arte.