Lombardia, prima metà del XVIII secolo, Putti

Prima metà del XVIII secolo, Lombardia

Putti

(2) Legno dorato

L’opera si distingue per la qualità artistica elevata e le notevoli premure esecutive, come testimonia il sottile panneggio formato da una singola banda che cinge i corpi e i capelli riccioli e gonfi. Partendo da questi presupposti, che richiamano una tecnica tipicamente settecentesca, si possono inserire questi teneri angioletti nel novero dei plastificatori lombardi del XVIII secolo, in particolare bresciani, se si considera la loro vicinanza con le opere di Giovanni Battista Carboni (Brescia, 29 marzo 1729 – Brescia, 29 dicembre 1790).

Non solo scultore ma anche critico d’arte Giovanni Battista Carboni nasce a Brescia nel 1725, il padre Rizzardo è plastificatore e stuccatore ma nonostante questo inizia la sua giovinezza formandosi nelle materie umanistiche nella scuola dei famosi Rambaldini.

Richiamato in casa dal padre, avrebbe voluto studiare pittura, ma gli fu obbligato a inserirsi nell’azienda paterna e impratichirsi nella decorazione a stucco e nell’intaglio in legno.

Della sua attività come scultore, per quel poco che possiamo comprendere dalle opere rimaste, il Carboni risulta essere tra le figure più interessanti dopo l’avvento di Antonio Calegari; il suo modellato morbido, sciolto e di grandissima raffinatezza ed eleganza si dimostra molto vicino a quello del maestro.

Della sua attività nel legno come scultore rimangono poche opere certe, nell’elenco si possono inserire i Putti reggi torcia di san Gaetano, molto simili per trattazione ai presenti. Di lui quale stuccatore rimangono gli angioletti degli altari laterali della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, che sebbene riprendano i moduli del Calegari non mancando dell’aggiunta di una nota personale, soprattutto nell’espressione arguta.

Modellò anche il gruppo con l ’Assunta e degli angeli del frontone del Duomo Nuovo di Brescia, eseguito dal bergamasco Possenti, ed eseguì direttamente i due medaglioni degli evangelisti S.Marco e S.Matteo posti nei pennacchi sotto la grande cupola del Duomo stesso notevoli per grandiosità e vivo senso pittorico.

Esortato dal nobile Luigi Chizzola a dare un giudizio dei pittori e scultori bresciani, scrisse se nel 1759 (poi edito anonimo nel 1760) una guida: Le pitture e sculture di Brescia che sono esposte al pubblico con un’appendice di alcune private Gallerie; una guida realizzata secondo criteri ancora oggi validi, si potrebbe dire modernissimi, sia per l’impostazione sia per il dettato sia per il formato sia anche per gli scopi che si prefigge. È autore anche delle “Notizie istoriche delli pittori scultori ed architetti bresciani”, scritte nel 1776 e conservate nella Biblioteca dell’Archiginnasio.

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