XVII secolo
cm 120 x 169
Antonio Tibaldi detto il Conte
(Roma, 1633 – documentato fino al 1675).
Natura morta con strumenti musicali, spartito e alzata con dolci
Olio su tela, cm 120 x 169
con cornice, cm 132 x 181,5
La presente natura morta con strumenti musicali, spartito, specchio e cesto di dolci, può essere attribuita, per rimandi stilistici e compositivi alla mano del pittore romano Antonio Tibaldi (Roma, 1635 – documentato fino al 1675). Pochissime sono le notizie su di lui e la famiglia: nel 1675 il suo nome appare nello Stato d’Anime della Parrocchia di Santa Maria del Popolo dove è registrato come pittore romano di quarant’anni, e ciò ha permesso di fissarne la data di nascita al 1635. Lavora con il contemporaneo Carlo Manieri, con cui condivide in parte alcuni moduli compositivi ma a differenza di quest’ultimo, che predilige l’elaborazione di complicate strutture architettoniche, in Tibaldi si mostra più accentuata la tendenza a saturare lo spazio, in cui i fondali sono chiusi da pesanti drappi di tessuto. Questa sua predilezione per l’elaborazione di composizioni complesse formate da eleganti tappeti, tendaggi, argenterie, strumenti musicali e molti altri oggetti preziosi fa pensare che vi sia stata una conoscenza diretta e un probabile alunnato nella bottega di Francesco Noletti detto Il Maltese (1611-1654).
Di lui si sa che ebbe sette figli con Isabella Barbieri, tre di questi proseguiranno con la carriera pittorica: Giovanni Tibaldi citato dal Bertolotti come attivo all’inizio del XVIII secolo, le sorelle pittrici Teresa (1720? – 1776), Isabella e Maria Felice Tibaldi (1707 – 1749). La riscoperta dell’artista è criticamente recente e si deve al ritrovamento di due dipinti passati di Christie’s nel 1990. La coppia di cui uno con Chitarra, spartiti musicali, piatto di fichi, dolciumi, libri e argenterie e l’altro con Armatura, spada, orologio, libro e tappeto; il secondo riporta chiara sul dorso del libro la scritta” Il Tibaldi Romano”. Da qui si è iniziato a ricostruire il catalogo dell’artista aggiungendo altre due opere conservate nel Musée des beaux Artes di Nantes e un’altra nel volume sulla natura morta di Luigi Salerno (La natura Morta in Italia 1560-1805, Roma 1984 p.186).
La sua produzione esibisce l’uso di riempire lo spazio pittorico nella misura più ampia possibile, posizionando voluminosi tappeti e broccati su tavoli dove sono distribuiti armature, orologi, strumenti musicali, cuscini, scatole, libri, dolci zuccherini e soventemente, come nel nostro caso, chiudendo lo spazio scenico con opulenti tessuti dai bordi dorati. Tibaldi godeva di grande considerazione presso il patriziato romano, particolarmente incline a queste pompose raffigurazioni ambientate in interni dove oggetti di varia natura sono esposti su basamenti decorativi ricoperti a loro volta da preziosi drappi damascati e tendaggi. Tra i suoi potenti committenti si possono annoverare la famiglia Colonna, i Barberini e i Chigi.
La natura morta in esame è un caratteristico esempio della sua produzione; concepito con un impaginazione orizzontale ( che è quella più spesso ripetuta dall’artista ) lo spazio è chiuso da densi drappeggi che lasciano intravedere una struttura architettonica di fondo, mentre su un basamento di marmo sono raffigurati diversi oggetti: preziose urne in argento, uno specchio, un prezioso ed elegante bacile decorato contenente biscotti e frutta, un violino e un altro strumento a corda e, infine, uno spartito musicale aperto.
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