XIX secolo
Marmo, cm alt. 51
XIX secolo, da Bertel Thorvaldsen (Copenaghen, 1770 –1844)
Venere con mela
Marmo, cm alt. 51
L’elegante scultura raffigura Venere, la dea dell’amore e della bellezza. Rappresentata stante, in una posa sinuosa che risalta le armoniose curve del suo corpo, la dea incede con passo lieve ed osserva silenziosamente il frutto da lei tenuto con la mano destra, mentre con la sinistra sfiora delicatamente il panno che doveva prima coprire le sue nudità. Il suo volto perfettamente ovale, mostra dei lineamenti delicati, risaltati dalla sua acconciatura raccolta che trattiene la sua cascata di riccioli. Il frutto rimanda al pomo d’oro della discordia conteso tra Minerva, Giunone e Venere, assegnato poi a quest’ultima da Paride, principe di Troia, con la promessa di ottenere l’amore della donna più bella del mondo, Elena, causa scatenante della guerra di Troia.
La scultura riprende il celebre marmo del 1805 di Bertel Thorvaldsen (Copenaghen, 17 novembre 1770 – 24 marzo 1844) oggi conservato al Louvre di Parigi. Nato a Copenhagen, il giovane Thorvaldsen cominciò la sua attività di intagliatore aiutando il padre che, intravvedendo nel figlio doti artistiche, lo inviò all’età di dodici anni alla scuola della Reale Accademia di Belle Arti di Copenaghen. All’Accademia raggiunse livelli molto elevati di bravura, meritando elogi e premi, ottenendo anche uno stipendio reale per completare i suoi studi a Roma, dove vi giunse l’8 marzo 1797 dopo alcune soste a Malta e Napoli. Nell’Urbe la sua fama fu grandissima, pari a quella di Canova (Possagno, 1º novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822), suo rivale artistico, trasferitosi anche a lui a Roma nel 1781 dopo l’apprendistato a Venezia. I due scultori neoclassici si sfidarono difatti sugli stessi motivi e soggetti, dandone ciascuno la propria originale interpretazione. Si trattava delle figure dell’antica mitologia che, come le Grazie, Amore e Psiche, Venere, Ebe, rappresentavano nell’immaginario collettivo occidentale l’incarnazione dei grandi temi universali. Rispetto a Canova, Thorvaldsen incarnò in misura maggiore lo stile dell’arte greca; pose ed espressioni delle sue figure sono molto più rigide e formali di quelle di Canova, sempre alla ricerca di una grande purezza formale. A tal proposito si confronti la sua Venere con mela con la Venere Italica di Canova realizzata tra il 1804-1812 ed oggi conservata alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Comune è la scelta di raffigurare la dea della bellezza durante un momento intimo, ma se in Canova prevale la naturalezza del gesto della dea, che pudica cerca di nascondere le sue nudità dietro un velo, in Thorvaldalsen è la grazia e l’armonia della plasticità del corpo che rapisce lo sguardo dello spettatore.
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