XVI secolo
Pietra, cm 32, alt. cm 24
XVI secolo
Leone in riposo
Pietra, cm 32, alt. cm 24
Il leone è immagine zoomorfa per eccellenza, depositario di un complesso insieme di plùrimi significati. Simbolo di virulenta azione sin dai tempi ancestrali, in ragione della caccia che vi si conduceva e che consentiva di attirare a sé la forza dell’animale una volta vinto, il mondo orientale ne sviluppò una riflessione trionfale, successivamente adottata dal mondo bizantino quando l’arma costantinopolitana ebbe la meglio su quella sasanide. La cultura cristiana si esemplò su quella pagano-romana nel raccogliere la credenza popolare secondo cui, una volta partorito cuccioli già morti, tutte le leonesse fossero in grado di resuscitarli con il proprio fiato, tre giorni dopo la funesta nascita. I commentari cristiani sostennero il parallelismo tra i giorni trascorsi della rinascita dei cuccioli di leone e il Cristo, per giovare Questi di un’ulteriore figurazione metaforica. Era inoltre già diffusa, entro il contesto religioso, la tradizione del leone quale simbolo della tribù di Giuda, che al secolo aveva dato i natali al Cristo. Successivamente simbolo dell’evangelista Marco, il leone venne posto quale pròtiro reggi-colonna agli ingressi delle chiese paleocristiane e romaniche, scultoreo guardiano benevolo per i fedeli, co-conducente il doppio significato di silente giudice e personificazione del Cristo, che già la topografia liturgica aveva riconosciuto quale Porta vivente. I Maestri campionesi ne scolpirono di stilofori per il protiro del Duomo di Modena (1160-1175), al pari di quanto accadde per l’accesso alla Cattedrale di Trani (XII), mentre Nicola Pisano ne scolpì diversi altri per il suo pulpito del Duomo di Siena (1265-1268). La scultura del leone adornò ville e residenze reali, come a Palermo nel parco reale “genorardo”, nonché fontane e pati, come quello de los Leones nell’Alhambra (seconda metà del XI secolo, Granada). Emblema araldico di profonda suggestione, ancora in tempi moderni il presente animale è stato rivestito di capacità celebrative quante manifeste glorie fossero state portate a termine dal personaggio cui vi si attribuiva l’immagine.
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