cm. 14 x 20,5
Ambito di Hendrik Frans van Lint, (Anversa, 1684 – Roma, 1763)
Veduta cittadina con fiume, imbarcazioni e ponte sullo sfondo
Olio su tavola, cm. 14 x 20,5
Con cornice, cm 36 x 47
Il fiammingo Hendrik Frans van Lint (Anversa 1684 – Roma 1763), nipote del vedutista originario di Anversa Peter (Anversa 1609 – 1690) e padre di Giacomo (Roma 1723 – 1790), sebbene sia nato nelle Fiandre e vi abbia condotto la prima parte del suo percorso formativo, appare noto soprattutto per la sua attività in ambito italiano: il pittore olandese si specializzò a Roma nei generi del paesaggio e della veduta. Il soggiorno romano rappresentò per van Lint, così come per altri numerosi artisti nordici residenti nell’Urbe a cavallo tra Seicento e Settecento, un’indispensabile premessa per aggiornarsi nell’arte ed ampliare il proprio giro di committenze. Hendrik Frans, paesaggista e vedutista, soggiornò nella capitale pontificia per due terzi della sua vita: qui venne alla luce il figlio Giacomo, che seguì le orme paterne realizzando quasi esclusivamente vedute di Roma. Nell’Urbe Hendrik Frans, conosciuto maggiormente in Italia come “Lo Studio”, divenne emulo del vedutista olandese Gaspar van Wittel, noto in Italia principalmente con lo pseudonimo di Vanvitelli, e realizzò vedute romane e laziali e paesaggi di particolare fantasia, seguendo la poetica “ideale” e “classica” della pittura seicentesca di Claude Lorrain e di Gaspard Dughet. Questo tipo di produzione, interamente destinata al mercato, divenne standardizzata negli ultimi anni di attività dell’artista, il quale amava ritrarre sia i resti gloriosi della Roma antica sia i nuovi monumenti di quella moderna. Le opere di Van Lint possono essere fatte rientrare globalmente in due categorie: i paesaggi idealizzati e arcadici popolati da un vasto ventaglio di figure pittoresche e le vedute prettamente topografiche e fortemente realistiche: il seguace di van Lint che realizza questa bella Veduta cittadina con fiume, imbarcazioni e ponte sullo sfondo si ispira certamente a questo secondo filone della produzione dell’artista originario di Anversa. La rappresentazione del paesaggio messa in atto da parte dell’artista è lenticolare e assolutamente priva di idealizzazione: il pittore presenta gli argini del Tevere, mostrando anche gli aspetti più crudi della realtà del tempo, in cui palazzi signorili e barcaioli operosi convivono con indigenti e situazioni di degrado.
L’inginocchiatoio è in noce scuro intagliato e scolpito. Al centro presenta una decorazione a mascherone, mentre è ornato lungo gli spigoli da lesene a cariatidi a forte rilievo e mascheroni dalle differenti espressioni. Presenta un cassetto sottopiano con cornice. Separata dal cassetto tramite una cornice aggettante si trova un’apertura ad anta, circondata da una cornice elegantemente intagliata. E’ dotato di pianetto ribaltabile. L’aggetto del piano è sottolineato da una fascia a dentelli, mentre la base bombata presenta una decorazione a baccelli.
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