XIX secolo
cm 40 x 29
Seguace di William-Adolphe Bouguereau (1825 – 1905)
Musa e angelo
Olio su tela, cm 40 x 29
Con cornice, cm 57 x 47
Firmato in basso a destra: “W-Bouguereau”
L’opera in esame, un olio su tela riferibile al XIX secolo raffigurante una Musa con Angelo, può essere riferita alla mano di un artista francese gravitante intorno alla figura di William-Adolphe Bouguereau, che probabilmente usava firmarsi come il maestro, in segno di omaggio.
William-Adolphe Bouguereau nacque a La Rochelle il 30 novembre 1825 da una modesta famiglia di commercianti di vino e olio. Avviato alla carriera commerciale preso l’azienda di famiglia, grazie allo zio paterno Eugène venne introdotto alla letteratura francese, alla Bibbia e all’amore per la natura, apprendendo i primi rudimenti del disegno con il pittore Louis Sage, un ex-alunno di Jean-Auguste-Dominique Ingres. Visto il talento che il giovane dimostrava sin da piccolo, il padre gli permise d’intraprendere la carriera artistica, iscrivendolo alla “Scuola comunale di disegno e pittura” di Bordeaux, sotto la guida deòò’artista locale Charles Marionneau: in questo primo periodo, per guadagnarsi qualcosa, Bouguereau disegnava etichette da stampare in cromolitografia per barattoli di marmellate e di conserve di frutta.
Diventato presto il migliore della classe, a vent’anni, nel marzo 1846, si trasferì a Parigi per seguire i corsi della Scuola di Belle Arti di Parigi, entrando nell’atelier di François-Édouard Picot: per perfezionarsi nel disegno del corpo umano assistette a lezioni di anatomia, inoltre studiò archeologia, usi e costumi storici, letteratura classica (Ovidio e Virgilio) e mitologia greca, i cui temi ed episodi avrebbero spesso ispirato i suoi lavori. Nel 1848 tentò il concorso per il Prix de Rome, arrivando in entrambi i casi secondo, dietro a Gustave Boulanger. Ritentò infine nel 1850 vincendo il primo premio, consistente in un soggiorno di studio di tre anni a Villa Medici a Roma: durante questo periodo Bouguereau si impegnò a fondo negli studi della pittura rinascimentale italiana (il suo artista prediletto fu Raffaello) e delle opere dell’antichità greca, etrusca e romana. Inoltre, visitò altre città del Sud Italia come Napoli, Capri, Amalfi e Pompei. Tornato a Parigi, iniziò la sua fortunata e contrastata carriera di pittore accademico, che portò avanti con estremo rigore e con coerenza stilistica, senza alcun cedimento, mentre attorno a lui venivano agitandosi i primi fermenti dell’innovazione impressionista. Nel 1866 Bouguereau consolidò la sua fama e la sua carriera: il celebre mercante d’arte Paul Durand-Ruel decise infatti di occuparsi di lui e della promozione delle sue opere, permettendone anche l’esposizione nel celebre Salon di Parigi. Questo sodalizio diede ampi frutti: le vendite dei suoi quadri si moltiplicarono grazie ai collezionisti privati (qualche opera fu acquistata addirittura da Napoleone III per il Palazzo delle Tuileries). Nel 1875 Bouguereau fu chiamato a insegnare pittura all’Académie Julian, mentre fu eletto membro a vita dell’Accademia di Belle arti (assumendo poi la presidenza di entrambi nel 1888). Da quell’anno in poi le sue opere, indipendentemente dal soggetto, furono regolarmente esposte ogni anno al Salon per tutto il resto della sua carriera.
Il sostegno della nuova classe emergente borghese al mondo dell’arte era un modo per acquisirne un po’ del suo prestigio, indicando un desiderio di ascesa anche culturale. L’interesse nei confronti della corrente accademica, considerata di qualità e di alto grado di finitura, si mantenne molto alto: questa considerazione portò l’accademismo ad adattarsi sempre di più ai desideri degli acquirenti, variando i temi, con scene di costumi, di paesaggi esotici e talvolta di un erotismo piccante, rappresentandovi una bellezza seducente idealizzata con superfici lucidissime, un accentuato sentimentalismo, effetti decorativi e finiture dettagliate. Con la tela in esame l’artista, ispirandosi al maestro, dedicò gran parte della sua energia per soddisfare il gusto del nuovo pubblico borghese, attraverso uno spiccato senso di idealizzazione e la sua identificazione dell’arte con la bellezza.
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