Lombardia, fine del XVI secolo

Lombardia, fine del XVI secolo

San Carlo Borromeo

Olio su tavola, cm 72 x 56

Il dipinto in esame, per impostazione stilistica e formale, individua la mano di un pittore di area lombarda attivo nel corso del XVI secolo. Il soggetto, San Carlo Borromeo, rappresenta un personaggio di fondamentale importanza nella storia della città di Milano, quanto nella storia cristiana. Carlo Borromeo nasce nel 1538 ad Arona, da Margherita Medici di Marignano e Gilberto II Borromeo, proveniente da possidente e nobile famiglia. Dopo aver studiato a Pavia diritto civile e canonico, nel 1558 alla morte del padre prese il controllo degli affari di famiglia; nel 1559 si laureò in utroque iure. Dopo la nomina dello zio materno a pontefice, con il nome di Pio IV si trasferì a Roma dove  si fece ordinare sacerdote, divenendo poi vescovo e cardinale. Di fatto, in conseguenza anche della morte del fratello, rinunciò così al proseguimento della dinastia famigliare e alla  successiva gestione del patrimonio. Ancora giovane fece riaprire il concilio di Trento e successivamente mise atto nella diocesi ambrosiana alla riforma tridentina. Giunto a Milano nel 1566 trovò una diocesi ormai abbandonata a se stessa. Durante gli anni del suo episcopato, tra il 1566 e il 1584, Carlo ristabilì disciplina all’interno del clero, preoccupandosi di rafforzare la preparazione religiosa e la moralità dei sacerdoti, e fondando i primi seminari (tra cui quello elvetico e quello maggiore di Milano). Si impegnò inoltre nella costruzione di nuove chiese e nel rinnovamento di quelle esistenti (San Fedele a Milano, il santuario del Sacro Monte di Varese, la chiesa della Purificazione di Maria Vergine in Traffiume). Divenuto legato della Legazione di Romagna, allargò la propria azione pastorale al campo dell’istruzione, fondando collegi come il Borromeo di Pavia o quello di Brera. Protagonista di opere assistenziali durante la carestia degli anni 1569 e 1570 e durante la peste degli anni 1576 e 1577 (famosa è la sua processione a piedi nudi per chiedere l’intercessione per far finire il morbo), venne osteggiato dai nobili e dai governatori spagnoli per la sua volontà di mettere in pratica i principi della riforma tridentina, non esitando a ricorrere a torture e scomuniche, palesando un rigore per alcuni eccessivo. Dedicandosi a una vita di ascetica povertà, si impegnò nella riforma dei costumi, cercando di porre in evidenza l’importanza del culto esteriore, composto da processioni, preghiere e riti liturgici, utili a ravvivare l’identità cristiana e la fede tra i ceti più popolari. Dopo la morte, avvenuta nel 1584, lasciò il suo intero patrimonio in eredità ai poveri.

Per l’importanza della sua figura numerosi sono i pittori che hanno scelto di ritrarlo; fra questi si può citare l’ostensione del sacro chiodo presso la Chiesa di San Lorenzo in Licinia, Roma, di Carlo Saraceni (1613) o il San Carlo in orazione, all’Accademia di Carrara, realizzato da Carlo Ceresa (1660).

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