Scuola del XVI-XVII secolo
Cristo Benedicente
Olio su tela, cm 58 x 69
Con cornice 73 x 83
L’iconografia del Salvator Mundi rammenta, arricchendola, la dedizione divina al genere umano, con particolare riferimento al sacrificio di Cristo per la salvezza di tutti. L’attributo del globo denuncia, infatti, l’estensione Urbi et orbi della benedizione divina, dichiarata peraltro nel presente dipinto dal Cristo stesso attraverso il gesto della mano destra, sacra per eccellenza. La codificazione dell’attributo-globo risale anticamente alla figurazione pagana dell’imperatore romano scolpito in bassorilievo oppure coniato dalla zecca dello stato recante il globo della vittoria, esplicito riferimento alle sue conquiste militari. Nello sviluppo di una moderna iconografia che si accordasse ai solidi riferimenti figurativi, da un lato tardo romani, dall’altro giudaici, i primi artisti cristiani accolsero il significato del globo retto dall’imperatore per attribuirlo a Cristo, vero e ultimo imperatore, regnante nel mondo terreno e in quello ultraterreno.
Il tipo figurale riscosse successivamente lago riscontro sia per l’immediatezza del messaggio che per l’accattivante estetizzazione del gesto benedicente. Nel presente dipinto una doppia fonte di luce accende la figura di Gesù, l’una proveniente dal nimbo, rischiarante con delicatezza il fondale bruno in cui si presenta la scena, l’altra dal Cristo stesso, illuminante la rossa veste indossata. Le crepitanti pieghe del manto blu riposto sulla spalla destra movimentano il ritratto, arricchito dalla metodica presentazione del Figlio di tre quarti, qui preferita alla classica frontalità ieratica spesso diffusa. Sul globo l’artista sceglie di picchiettare il profilo delle terre emerse, riservando un candido barlume in corrispondenza della mano di Gesù.
La storia artistica enumera, del presente soggetto, diversi eccellenti esempi: basti rammentare il Cristo benedicente di Antonello da Messina (National Gallery di Londra), sebbene non imbracciante il globo; o ancora gli esempi fiamminghi conservati al Museum Mayer van den Bergh (Antwerp) di anonimo cinquecentesco e presso il Philadelphia Museum of Art, opera di Gerard David. Relativamente al pennello italiano si ricordino ancora il Salvator Mundi di Andrea Previtali ( National Gallery di Londra) e di Tiziano ( San Pietroburgo, museo Statale Ermitage).
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