Michelangelo Ricciolini (Roma 1654-Frascati 1715)
Adorazione dei Magi – Adorazione dei Pastori
Olio su tela, cm 63 x 106
Perizia Prof. Alberto Crispo
Tra i più importanti interpreti della pittura romana del XVII secolo ritroviamo la figura di Michelangelo Ricciolini (Roma 29 settembre 1654- Frascati, 10 dicembre 1715). Il padre, Damiano di Todi, era auditore generale di casa Barberini, perciò, Michelangelo fu fin da giovane paggio e gentiluomo della famiglia. Orazio Marrini afferma che Michelangelo si forma con Carlo Maratta (1625-1713) e Angelo Canini (1521-1557). Nel 1704 si iscrisse alla congregazione dei Virtuosi al Pantheon ma non fu mai accademico di San Luca. L’ Attività̀ di Ricciolini fu di tipo eminentemente decorativo, qualificandosi attraverso la realizzazione di opere spesso perdute, come i finti arazzi dipinti per uno degli appartamenti del cardinal Ottoboni nel Palazzo della Cancelleria, o il soffitto eseguito per il cardinal Imperiali nel Palazzo già̀ del Bufalo Niccolini, oggi Ferrajoli, in piazza Colonna.
Attorno alla metà degli anni Settanta del Seicento decorò la cappella maggiore della chiesa di San Lorenzo in Piscibus, raffigurandovi l’Adorazione dei Magi, l’Adorazione dei pastori, il Sogno e la Morte di San Giuseppe (nelle lunette) e l’Angelo annunziante e la Vergine annunziata (nei due sordini all’esterno), opere oggi conservate presso l’Istituto San Giuseppe Calasanzio. Stringenti sono le analogie fra l’Adorazione dei Pastori in esame e quella di certa attribuzione realizzata per San Lorenzo in Piscibus soprattutto nella caratterizzazione dei volti e l’animosità degli stessi. Palese è la somiglianza fra i due San Giuseppe, ma anche fra i pastori così come simile è la resa dei panneggi.
Nel 1680 lavorò alla decorazione del teatro nel Palazzo pubblico di Orvieto. Sempre nel 1680 dipinse una stanza in Palazzo Massimo all’Aracoeli, mentre tra il 1684-85 e il 1687 fu attivo in diverse stanze della residenza del cardinale Flavio Chigi a San Quirico d’Orcia. Fu attivo anche nel catino absidale e nella volta della chiesa senese di San Girolamo in Campansi (1681-85) e nella volta della cappella Capizzucchi in Santa Maria in Campitelli a Roma (1685). Tornò poi a lavorare nella chiesa di San Lorenzo in Piscibus, decorando la cappella di San Niccolò (poco oltre il 1685) e fornendo la serie di tele con Storie di San Lorenzo per la navata (1692 ca.), poi trasferite anch’esse nell’Istituto San Giuseppe Calasanzio. Al 1696 risale la volta di Santa Maria delle Vergini con la Gloria del Paradiso, mentre di due-tre anni successiva è la galleria di Palazzo Spada con decorazioni parietali e tele applicate al soffitto raffiguranti le Quattro parti del mondo, i Quattro elementi e le Quattro stagioni, separate dalle allegorie della Fortuna e della Ricchezza. Con l’aiuto del figlio Niccolò, anch’egli abile pittore di recente riscoperta da parte degli storici dell’arte, affresca Palazzo Orsini Barberini a Monterotondo e il Casino Pescatore di frascati. Nei primi anni Dieci del XVIII secolo, Michelangelo affresca Bacco e Arianna nella volta del Salone di Palazzo Buonaccorsi a Macerata,
L’attribuzione delle due scene sacre ivi illustrate, un’Adorazione dei Pastori e un’Adorazione dei Magi, alla mano del Ricciolini è sostenuta dalla comparazione con altre opere certe come il già citato ciclo per San Lorenzo in PIscibus ma anche la Pala d’Altare figurante una Sacra Conversazione realizzata per la cattedrale di Lubiana, Slovenia o il Sacrificio di Isacco e Abramo e i tre angeli di Collezione Privata, nelle quali animano le scene le medesime figure vivaci e la stessa compartecipazione emotiva degli stessi oltre all’impiego di una palette di colori saturi e squillanti
Tipica della produzione del Ricciolini è la figura della Vergine con veste di un rosa intenso avvolta da un manto di prezioso azzurro mentre il velo – elemento caratterizzante nella sua pittura – avvolge in profonde pieghe il dolce volto virgineo di Maria; L’effetto notturno delle due scene crea un contrasto con le accensioni luministiche dell’insieme e con i colori accesi delle vesti tipici di quella pittura barocca vicina ai modi di Sebastiano Conca. Anche il panneggio dei manti, fitti di pieghe, quasi materici sono caratteristica del pittore.
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